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Gran Sasso wilderness: Pietracamela e il popolo delle rocce

Datum:

02 marzo 2021

Lesezeit:

3 min

Themen
  • Parks und Natur
  • Fauna
  • Riserve montane
  • Naturschutzgebiete
Val di Rose (Abruzzo), ph Fabio Pierboni, cc- by- nc-nd 2.0

Beschreibung

Dalla piazza di uno dei Borghi più belli d'Italia, Pietracamela, si scorgono le sagome festose dei camosci.

Titolo del Paragrafo
Pietracamela e il popolo delle rocce
Immagine Paragrafo
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Credits Immagine Paragrafo
Val di Rose (Abruzzo), ph Fabio Pierboni, cc- by- nc-nd 2.0
Descrizione Paragrafo

Definita "città di pietra", per le sue caratteristiche architetture, Pietracamela si affaccia su uno scenario naturale integro e incontaminato di grande bellezza che abbraccia la Riserva naturale del Corno Grande nel cuore del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Dal borgo attraverso panoramici sentieri si raggiunge la Valle del Rio Arno e la stazione sciistica di Prati di Tivo.

Qui, 30 anni fa, fu istituita nel 1991 la prima area protetta del camoscio appenninico abruzzese sul Gran Sasso, con l'obiettivo di ricreare un ambiente idoneo alla reintroduzione della specie nella Riserva e nel 1992, arrivarono i primi esemplari dal Parco Nazionale d'Abruzzo.

La Riserva gestita dal CAI, si estende per circa 2.000 ettari abbracciando il Corno Grande, il ghiacciaio del Calderone, il Corno PiccoloCampo Pericoli, la Val Maone e la valle del Rio Arno nel territorio del comune di Pietracamela (TE). All'interno della riserva la conca di Campo Pericoli ospita i resti delle antiche grotte pastorali.

Il bracconaggio, la caccia e le aree naturali sempre più antropizzate furono le cause principali della scomparsa del bellissimo animale, sul quale oggi vigilano numerose organizzazioni come i Comuni, gli Enti Parco, il Cai, il Corpo Forestale, il WWF e Legambiente.

Il progetto "operazione camoscio" prese il via negli anni Ottanta ad opera del Parco Nazionale d'Abruzzo e il CAI,  dopo un secolo dalla scomparsa dell'ultimo esemplare sul Gran Sasso. Nel 1997 e nel 2001 importanti finanziamenti furono destinati al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga per la conservazione del camoscio appenninico. Attualmente nell'area del parco vivono più di 1000 esemplari.

Il camoscio d'Abruzzo o camoscio appenninico, sottospecie di camoscio ben distinta da quella alpina e da quella pirenaica, è considerato da tutti il più bello del mondo.

Nei suoi parchi, perfettamente adattato a sopravvivere in un mondo di pareti rocciose e ripidi pendii, ai capricci del clima montano e agli agguati di orsi, lupi e aquile. 

É agile ed elegante nei movimenti, ha magnifiche corna e un bel mantello. Il maschio misura fino a 130 cm di lunghezza, per un'altezza al garrese che sfiora gli 80 cm. Il peso non è mai superiore al mezzo quintale. La femmina ha generalmente minori dimensioni e forma più slanciata.

Si differenzia dalle altre specie di camoscio principalmente per le corna, che pur avendo la caratteristica forma ad uncino sono più lunghe, fino a 30 cm ed oltre, contro i 20 cm di media delle altre specie.

Durante i mesi estivi il vello presenta una colorazione rossiccia con le parti ventrali e la testa che sfumano nel giallastro, in inverno il manto muta e il vello diventa più lungo e folto e di colore bruno-nerastro su dorso, coda, ventre e zampe, mentre il posteriore, il muso e la fronte sono di colore giallastro. Sia d'estate che d'inverno il camoscio d'Abruzzo presenta una caratteristica fascia di pelo scuro che ricopre gli occhi a mo' di mascherina e una macchia chiara sulla gola, accompagnata da una fascia di colore bruno lungo il collo: tali ornamenti sono esclusivi di questi animali. Da questa fascia deriva il nome scientifico della sottospecie detta appunto "ornata".

Etichetta

  • Fauna
  • flora
  • Parchi Nazionali
  • Naturschutzgebiete
letzte Aktualisierung

07/05/2024, 13:01

gepostet von Laura Toppeta