Dal primo mattino gli abitanti del paese si recano ad una chiesetta rurale, nel giorno del primo maggio, vicino al camposanto.
Dopo la messa escono per la processione verso il paese, più a valle.Apre la sfilata un uomo che sostiene il simbolo della festa, "lu maje": questo è un lungo palo che sulla cima iscrive una croce in un cerchio; il telaio è di legno interamente rivestito da mazzolini di fiori silvestri come violette e ciclamini; alla sommità, invece, sono sospese spighe di grano e lunghi baccelli di fave.
Seguono le statue dei due santi protettori: Santa Liberata e San Giovanni Evangelista (quest’ultimo è stato aggiunto di recente, in passato veniva festeggiato il 22 aprile), portate a turno dalle donne. Fino a qualche anno fa le statue restavano presso la cappellina tutta la stagione estiva per ritornare alla parrocchiale in occasione della loro festa, la terza domenica di ottobre.
Giunto al paese il corteo entra nella chiesa madre, i santi vengono riposti nelle teche e la pertica fiorita viene appoggiata contro una parete.
Appena pranzato un gruppo di uomini, giovani e anziani, riprende il "maje" dalla chiesa e, portandolo in trionfo, si reca per ogni casa a portare la cantilena del "maje" consistente in strofette, spesso improvvisate per l’occasione, tese ad augurare la buona e prosperosa annata per tutta la famiglia (persone, animali e campi) donando un mazzolino di fiori, della pertica; i compaesani ricambiano i cantori con un rapido ristoro e l’offerta di uova o di denaro.