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Cosa c'è di più divertente che ciaspolare sulla neve per boschi e sugli altopiani avanzando sul manto nevoso senza affondare?
Al contrario dello sci di fondo escursionistico e dello sci-alpinismo, l’escursionismo con le racchette da neve, le "ciaspole", non richiede una particolare conoscenza della tecnica di progressione.
È però importante avere almeno le nozioni base e un po’ di esperienza in tema di montagna d'inverno; in mancanza conviene partecipare a uno dei corsi del CAI oppure prendere parte alle escursioni organizzate.
Ma quali sono le zone più adatte per questo divertentissimo sport invernale? Eccone alcune:
Monti della Laga
I vasti boschi e le numerose carrarecce che costellano i Monti della Laga permettono numerose escursioni in un ambiente solitario e suggestivo. Nel settore abruzzese del massiccio le zone più adatte sono quelle attorno a Cesacastina, al Ceppo e a Padula, da cui si sale nella valle del Tordino.
Posti al confine con Lazio e Marche, rappresentano un vero paradiso per la ricchezza di foreste e di acqua che in primavera dà origine a splendide cascate. Il paesaggio è ricco di vegetazione, con viste mozzafiato sulle vette della Laga e della vicina catena del Gran Sasso. Le località turistiche più importanti sono il Ceppo, punto di partenza per splendidi itinerari verso il bosco Martese, le vette del massiccio e alcune cascate come la Morricana; il lago di Campotosto, uno dei maggiori bacini artificiali d’Europa; Cesacastina, minuscolo e suggestivo borgo da dove partono percorsi escursionistici verso la Valle delle Cento Cascate. Verso est la Montagna di Campli e la Montagna dei Fiori, detti Monti Gemelli, rappresentano gli ultimi contrafforti del massiccio prima delle dolci colline che scendono verso il mare. Sulle pendici dei due Monti Gemelli si trovano Civitella del Tronto, con la sua imponente fortezza, Campli, vero scrigno di tesori d’arte, e Ripe di Civitella, punto di partenza di un affascinante e facile percorso escursionistico che porta nella suggestiva e stretta gola del fiume Salinello.
Gran Sasso
Gli ampi spazi e i ripidi valloni del massiccio limitano naturalmente gli spazi per gli appassionati delle “ciàspole”. Ci sono però aree adatte a loro: oltre ai dintorni dei Prati di Tivo e di Prato Selva, meritano una visita i valloni ai piedi del Monte Corvo e la zona del Voltigno, sopra Rigopiano.
Se i Monti della Laga sono il trionfo dell’acqua e dei boschi, il massiccio del Gran Sasso è il regno della roccia e dei grandi altipiani. La sua morfologia, allungata da nord-ovest a sud-est, è assai caratteristica e vede le grandi vette affacciate sul versante est: il Monte Prena, il Monte Camicia, il Brancastello e poi il culmine nel Corno Piccolo e nel maestoso Corno Grande. Le alte cime sono il paradiso degli alpinisti; pareti verticali, rudi, aspre, con roccia simile a quella alpina, rappresentano il luogo ideale per le grandi sfide alle alte quote abruzzesi. Vi sono numerose zone ottime per l’arrampicata sportiva, come quelle di Pietracamela, Prati di Tivo, Forca di Penne e Monte Aquila, e alcune popolarissime palestre di roccia dove apprendere queste affascinanti discipline sportive, come quella nei pressi della Madonna d’Appari, a Paganica. A sud-ovest delle grandi vette si apre quello che viene ormai comunemente definito il piccolo Tibet: lo straordinario scenario della piana di Campo Imperatore. Il suo fascino antico e struggente lo ha reso un vero e proprio set naturale per decine di film e spot pubblicitari. Verso L’Aquila la piana sale di quota e culmina nello sbarramento naturale tra Monte Scindarella e Monte Portella.
Velino-Sirente
Il Piano di Pezza e i dintorni di Campo Felice, tradizionalmente frequentati con gli sci ai piedi, riservano belle soddisfazioni anche con le racchette. Di grande fascino, in particolare, i boschi ai piedi del Sirente e la zona delle “pagliare” di Tione e di Fontecchio, che si trovano sopra gli omonimi paesi.
Il massiccio comprende due distinte vette: il Sirente, con i suoi 2.349 metri, e il Velino, il maggiore dei due a quota 2.487. Nel mezzo si trovano Ovindoli, il Monte Magnola con i noti impianti sciistici; verso nord si apre la vasta Piana delle Rocche con i paesi di Rovere, Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio. L’Altopiano offre un numero infinito di percorsi per passeggiate, escursioni a piedi, in bicicletta e anche a cavallo. Da Rocca di Mezzo la strada che scende a Secinaro porta a scoprire il suggestivo pianoro dei Prati del Sirente, un’ampia distesa verde con al centro un curioso laghetto di forma circolare: tempo fa era stata avanzata l’ipotesi che si fosse formato per la caduta di un meteorite, ma l’ipotesi è stata del tutto smentita scientificamente,pur se la suggestione rimane. Sempre da Rocca di Mezzo è possibile raggiungere la grande conca naturale dei Piani di Pezza, un luogo magico, fuori del tempo. Sul versante meridionale si scende verso Celano, col suo imponente castello che domina la Piana del Fucino. A poca distanza, sulle pendici del Velino, si trovano le rovine della città romana di Alba Fucens e la chiesa medievale di Santa Maria in Valle Porclaneta.
Monti Simbruini ed Ernici
Rappresentano un teatro naturale ottimo per le escursioni con le racchette, soprattutto nei dintorni di Marsia, di Pereto e di Campo Rotondo. Qualche possibilità si ha anche nella Riserva di Zompo lo Schioppo a Morino, in valle Roveto.
Lunghe vallate e vasti pianori con immense faggete, doline, creste e sorprendenti panorami; tutto ciò va a costituire uno dei paradisi dello sci escursionismo e delle racchette da neve, così come di brevi ma affascinanti itinerari di sci alpinismo. Luoghi ricchi anche di storia; dalle testimonianze dell’età del ferro nei pressi di Pagliara, al villaggio scomparso di carbonari e boscaioli di Morbano, ai ruderi della rocca fortificata della Ceria, agli itinerari della fede, fino ai cippi di confine tra l’allora Stato Pontificio e il Regno Borbonico.
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
È la prima area protetta d’Abruzzo e costituisce un vero paradiso anche per gli appassionati delle racchette da neve.Tra le molte mète possibili si segnalano per l'interesse paesaggistico la Cicerana, il Santuario del Tranquillo, la Val Fondillo e il lago Vivo.
Nato nel 1922, è il più antico e importante d’Italia. In esso sono concentrati quasi tutti i caratteri che contraddistinguono l’Appennino centrale, compresi elementi di flora e fauna unici al mondo o ormai scomparsi nel resto della catena. Riceve oltre un milione di visitatori ogni anno, attirati dai suoi ambienti naturali di rara bellezza.
Si estende su 50.683 ettari e interessa 24 comuni nelle tre regioni: 12 in Abruzzo (che costituiscono i tre quarti della superficie totale) tutti in provincia dell’Aquila, 5 in Molise e 7 nel Lazio. I monti del Parco hanno aspetto selvaggio e sono caratterizzati da forre, campi carsici e altipiani, cui si affiancano i laghi di Scanno, di Barrea, di Castel San Vincenzo e il piccolo lago Vivo. Dal punto di vista geomorfologico, ci troviamo nel cuore del grande regno calcareo dell’Appennino centro-meridionale che dai Monti Sibillini nelle Marche scende, con rare soluzioni di continuità, fino al massiccio del Pollino. Grandi groppe montuose, valloni aperti, pareti precipiti e gole impervie come quella della Foce di Barrea, anfiteatri rupestri di intenso fascino come quello della Camosciara, pianori erbosi circondati da pendici selvose come quelli delle Forme e dei Campitelli, estesi ghiaioni sonori e incoerenti, rocce chiare e stratificate su cui si abbarbicano esemplari imponenti di pino nero sono i variegati e mutevoli ambienti del Parco. Un gran numero di nascenti corsi d’acqua, così rari in genere nelle aride zone calcaree, scorrono tra i massi candidi e le austere faggete. Un grande lago artificiale, quello di Barrea, ormai perfettamente inserito nel paesaggio, completa verso oriente la serie degli ambienti del Parco. In questo scenario si inserisce la vegetazione, che si sussegue in fasce parallele dai fondovalle alle vette.
Majella
Poco idoneo a questo tipo di sport per via della sua conformazione, il massiccio offre comunque qualche possibilità per le “ciàspole” nelle zone periferiche del gruppo montuoso, come il Pizzalto o i dintorni di Passolanciano e di Fonte Romana. Ottime possibilità invece sui vicini Monti Pizi e intorno al Monte Sècine dalla forma tronco-conica, parzialmente ricoperto di faggi. Questa meta si raggiunge solo a piedi, con l'auto si arriva fino a Pietransieri, frazione di Roccaraso, e a piedi si raggiunge la Piana Selvareccia e più su Fonte Cernaie. Dopo una bella radura, dalla quale si scorge il Monte Secine, ci si dirige alla sua base attraverso un bosco, poi un prato, per un sentiero ci si porta ad una selletta, dalla quale, per una ripida costa nuda, si giunge alla vetta.
La Majella è da sempre la montagna madre degli abruzzesi, considerata sacra e per questo pervasa da una forte spiritualità. Con il vicino Morrone, balcone affacciato sulla valle Peligna e Sulmona, costituisce un grande sistema montuoso articolato e collegato ai periferici Monti Pizi, al Secine, al Pizzalto e al Rotella. La Majella è costituita da un massiccio calcareo molto compatto, sulla cui sommità si trovano le cime principali del gruppo: Monte Amaro (2.793 m); Monte Acquaviva (2.737 m); Monte Focalone (2.676 m); Monte Rotondo, (2.656 m); Monte Macellaro (2.646 m); Pesco Falcone (2.546 m); Cima delle Murelle (2.598 m) e vasti altopiani. Uno dei punti di accesso più conosciuti passa per Caramanico, importante località del turismo termale e sede di un Centro Visite del Parco Nazionale della Majella. Da qui partono numerosi itinerari, alcuni facili come quelli che approcciano la parte bassa della valle dell’Orfento, altri lunghi e impegnativi come quelli che portano sulle vette del massiccio che comprende uno dei comprensori montani più celebri e frequentati d’Abruzzo, quello degli Altopiani Maggiori, con le sue perle, Pescocostanzo, Rivisondoli e Roccaraso. Qui le occasioni per vivere la montagna sono davvero tante, in ogni stagione.
Monti dei Frentani
Sono di scarso interesse per lo sciatore, ma i rilievi più orientali dell’Abruzzo permettono invece belle passeggiate con le racchette intorno a Monte Castel Fraiano e nell’Abetina di Rosello, attraversata dal torrente Turcano, affluente del Sangro che costituisce il nucleo meglio conservato di abeti bianchi in Italia e vanta il primato di possedere l'albero spontaneo più alto d'Italia: è un abete bianco che sfiora i 47 m d'altezza! Il "gigante" non è solo, ma è circondato da centinaia di esemplari antichi e maestosi che superano i 40 metri! Il bosco si trova in una forra dalla selvaggia bellezza e gli alberi per poter avere più luce sono quasi costretti a svilupparsi in altezza. Nella stupenda abetina si registrano anche altri record d'altezza fra le diverse specie, fra i quali molti agrifogli e un tasso che svetta, invece di fermarsi a 7-8 metri, fino a 22 metri. Bello e ricco anche il sottobosco nel quale spiccano l'agrifoglio e il pungitopo. Le fioriture includono il croco, la scilla, il giglio martagone, e numerose orchidee selvatiche tra cui la rarissima Epipactis purpurata. Al suo interno, si snodano diversi percorsi che consentono di apprezzare l'ambiente incontaminato, i maestosi abeti e le meravigliose fioriture del sottobosco. Da Fonte Volpona, area attrezzata a circa 1 km dall'ingresso della Riserva, si snoda il percorso Natura che consente di ammirare, con un sentiero ad anello di circa 1 km dotato anche di un apposito osservatorio, angoli particolarmente suggestivi del bosco e la sua grande ricchezza di specie vegetali e soprattutto arboree. Da Fonte volpona parte anche un percorso escursionistico più impegnativo, lungo circa 7 km, che si copre a piedi in circa 3 ore; attraversa, costeggiandolo, tutto il bosco.