Panoramica
Il complesso architettonico cui fa capo la basilica di Collemaggio sorge su una zona collinare della città dell'Aquila, al centro tra Porta Bazzano - il principale accesso urbico orientale - e l'ex-terminale del Tratturo Magno che da L'Aquila conduceva a Foggia.
Secondo la tradizione l'edificazione del tempio fu voluta dall'eremita Pietro Angeleri da Morrone, che qui fu incoronato papa il 29 agosto del 1294 con il nome di Celestino V. Il santo monaco avrebbe ricevuto la richiesta di innalzare sul posto una chiesa in onore della Vergine Maria dalla Vergine stessa, apparsagli in una sosta sul luogo detto "Collemadio", nel 1275, mentre il frate si recava al Concilio di Lione in Francia. Collemaggio, monumento simbolo del capoluogo abruzzese, racchiude in sé un insieme di stili diversi frutto di lunghe e differenti fasi costruttive nonché di numerosi restauri cui la struttura è stata sottoposta nel corso dei secoli.
La copertura è a capriate lignee a vista e la pavimentazione, disseminata di pietre tombali, riprende il disegno policromo della facciata; sulle navate laterali si snoda una successione di finestre gotiche. In seguito al terremoto del 1349 fu ricostruito, circa quattro anni più tardi, il presbiterio, già crollato nel 1315 e ricostruito; intorno alla prima metà del XV secolo fu terminata la straordinaria facciata a terminazione orizzontale la cui costruzione era cominciata agli inizi del Trecento. Questa rappresenta uno degli elementi di maggior interesse ed impatto monumentale dell'edificio sacro, mostrandosi nella sua veste quattrocentesca e sostanzialmente indenne dai successivi interventi che hanno invece coinvolto molteplici parti dell'edificio. Interamente rivestito in pietra locale bianca e rosa incastonata in un gioco policromo e geometrico, il prospetto principale risulta suddiviso in due ordini da una cornice a mensole. Nella parte superiore spicca in posizione centrale il raffinatissimo rosone a doppio giro di colonnine e archetti trilobati con il
suo raffinato traforo che ricorda i pregevoli merletti del tombolo abruzzese.
L'archivolto è decorato con figure angeliche, tortiglioni e motivi vegetali ed animali; al centro una lunetta con affresco della Madonna con Bambino.
Sul fianco sinistro della basilica si apre la Porta Santa, così denominata nel XV secolo, in analogia con le porte sante romane legate ai riti dell'Anno Santo; essa risale al periodo appena precedente al 1397, anno di realizzazione dell'affresco contenuto nella lunetta, opera di Antonio da Atri, raffigurante la Vergine col Bambino tra San Giovanni Battista e San Pietro Celestino che mostra la Bolla della Perdonanza. Sopra l'archivolto è posto uno stemma raffigurante un'aquila, simbolo della città. Ogni anno dalla sera del 28 a quella del 29 agosto la porta si apre per l'annuale Giubileo aquilano, durante il quale è attraversata da una continua folla di fedeli dediti a confessioni, veglie di preghiera e celebrazioni liturgiche. Tra il 1969 ed il 1972 Collemaggio è stata sottoposta ad un importante e discusso intervento di restauro, diretto dall'architetto Moretti, che ha smantellato la veste barocca al fine di ripristinare l'originario assetto medievale. Ad essere eliminati furono sia i pregevolissimi interventi seicenteschi che quelli, altrettanto interessanti, del secolo successivo, compresa la meravigliosa soffittatura. Furono conservate solo le qualificazioni barocche dell'area presbiteriale e il grande organo, trasportato nella navata destra. Il restauro ha riportato alla luce una serie di affreschi degli altari posti all'interno delle murature delle pareti laterali, tra cui meritano di essere segnalate la Crocifissione e la testa di una Santa Monaca, eseguite da Antonio da Atri, tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo. Sulle pareti laterali sono esposte, tra le altre, le pregevoli tele di Carlo Ruther (1603-1703 c.a.) con scene della vita di Celestino V. All'interno della basilica sono custodite le spoglie di San Pietro Celestino; il mausoleo in marmo, capolavoro dell'arte rinascimentale, fu realizzato da Girolamo da Vicenza nel 1517 a spese dell'Arte della Lana, la più importante organizzazione corporativa della città. Sul lato destro della chiesa si accede al chiostro, caratterizzato da un bellissimo porticato con al centro una fontana monumentale. L'antico refettorio è stato trasformato in sala Celestiniana, stupendamente affrescata.
Seriamente danneggiata dal rovinoso sisma che ha colpito la città dell'Aquila nel 2009, la Basilica è stata oggetto di un importante intervento di recupero e restauro. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell’Aquila e i Comuni del Cratere ha curato la progettazione del restauro, con il supporto di esperti di tre università italiane – “Sapienza” Università di Roma, Politecnico di Milano e Università dell’Aquila – e la direzione dei lavori, conclusi in soli due anni. L’intervento è nato da una efficace collaborazione istituzionale tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, il MiBACT, la Diocesi e il Comune dell’Aquila, nella sua qualità di Ente proprietario e soggetto firmatario con Eni spa, in veste di sponsor, del protocollo d’intesa “Ripartire da Collemaggio”.
Questo intervento di restauro ha ricevuto un prestigioso riconoscimento: l’assegnazione da parte della Commissione Europea e da Europa Nostra dell’ European Heritage Awards, premio europeo dedicato al patrimonio culturale dell’Europa per la categoria “Conservazione”.
La giuria ha motivato questa assegnazione asserendo che il restauro di S. Maria di Collemaggio “rappresenta pienamente la rinascita della città”, impegnata da oltre dieci anni nella ricostruzione post sisma 2009; il senso profondo di spiritualità e la partecipazione della comunità al progetto devono essere considerati come parte integrante dell’impresa. L’intero progetto prende le mosse da un accordo pubblico-privato, e ha visto il coinvolgimento di tre università. È stato fondato su un esemplare studio scientifico della vulnerabilità sismica dell’edificio. L’approccio multidisciplinare utilizzato nella considerazione delle conseguenze del disastro naturale sull’edificio sul suo contesto è un vero e proprio modello. È inoltre da rimarcare la previsione di un programma di manutenzione e monitoraggio costante. Il progetto si impone come paradigma di buona pratica da seguire nella conservazione di siti gravemente danneggiati in tutto il mondo’’.