Descrizione
Il rito la cui origine risale al XVI secolo, si svolge la sera del Giovedì Santo a Lanciano (CH).
Per i cristiani è l’ultima cena, la sera del tradimento. Dalla Chiesa di Santa Chiara i Confratelli di San Filippo Neri procedono in corteo, vestiti con lunghe tonache nere e medaglioni con simboli di morte, con il volto incappucciato, vivendo un atto di penitenza per il tradimento di Cristo.
Il corteo avanza a passo lento, attraverso le vie del centro storico, accompagnato dal suono mesto della banda che propone toccanti brani di musiche sacre mentre il “Cireneo”, cammina al centro del corteo, scalzo e incappucciato, portando sulle spalle la pesante Croce del Calvario. Nessuno, tranne il Priore della Confraternita che annualmente effettua la scelta, conosce l’identità del Cireneo
di Piergiorgio Greco, giornalista
"Un uomo, una città. Una croce, migliaia di preghiere, speranze, desideri, gioie, dolori. Quell’uomo riassume una città, quella croce che porta sulle sue spalle – pesante, fredda, spigolosa, eppure ricca di significato e di speranza – ricapitola in sé tutte le attese profonde di una Lanciano che, forse, non aspetta altro che veder uscire proprio quell’uomo con quella croce dalla chiesa di Santa Chiara, il Giovedì e il Venerdì Santo, tra le orazioni incessanti, le luci e il calore delle fiaccole, le note meste della banda e il rumore inquietante delle arcaiche racanelle.
Un’attesa che dura un anno intero: se non appartieni a questa città forse, anzi sicuramente, non puoi capire la portata, l’intensità, il significato di quella croce. Non ne senti il peso. E forse, anzi sicuramente, se non appartieni a Lanciano non puoi comprendere il coraggio, l’emozione, il dolore e la gioia di chi viene scelto ogni Giovedì e Venerdì Santo per portare quella croce e, con essa, le migliaia e migliaia di croci, e attese, e speranze di una città intera.
Quell’uomo con quella croce è il Cireneo di Lanciano, che si carica di un fardello non suo proprio come Simone di Cirene che fu scelto per aiutare Gesù nella sua tremenda salita verso il Calvario, duemila anni or sono.
Grazie a quell’uomo e a quella croce, il Giovedì e il Venerdì Santo lancianesi rappresentano un vero e proprio unicum nel variegato panorama della Settimana Santa in Abruzzo. Nei giorni che precedono la risurrezione del Salvatore, infatti, la città cerca con lo sguardo e con il cuore non solo il Cristo morto, non solo Maria Addolorata, non solo i simboli tradizionali della passione ma anche, se non soprattutto, il protagonista senza volto e senza nome della processione degli Incappucciati, il giovedì, e di quella del Cristo Morto, il venerdì, i due riti orgogliosamente orchestrati dal sodalizio che, dalla fine del XVI secolo, rappresenta un punto di riferimento religioso e sociale del capoluogo frentano."