Descrizione
Posto alla sommità delle gole del Sagittario, sulle rive del lago omonimo, è un importante luogo di culto per gli abitanti di Villalago e per il turismo religioso.
In questi luoghi San Domenico abate, con il suo discepolo Giovanni, si ritirò in preghiera e per diffondere la regola di San Benedetto. Attorno al 1000 la missione di Domenico si concretizzò nella realizzazione del monastero noto come San Pietro de Lacu, da cui poi si sviluppò con l'afflusso di coloni e laici, il primo nucleo di Villalago, oggi in località Villavecchia, e nella fondazione di un eremitaggio stabile in località Plataneta dedicato alla Trinità (oggi Lago di San Domenico)
Protettore contro il morso dei serpenti e quello dei cani idrofobi, contro tempesta, grandine, mal di denti e febbre, San Domenico abate, meglio conosciuto come San Domenico da Foligno oppure San Domenico di Sora o di Cocullo nato a Foligno nel 951, morto a Sora il 22 gennaio 1031), fu un esempio di virtù monastiche, di obbedienza e devozione religiosa. Fu predicatore, fondatore di cenobi e riformatore dei costumi.
Il Lago di San Domenico sorge nell’Alta Valle del Sagittario, nel territorio del comune di Villalago, uno dei Borghi più belli d'Italia, in località Prato Cardoso. Le sue acque, dal colore verde smeraldo intenso, sono ricche di fauna ittica e soprattutto di trote fario. Per raggiungere l’unica spiaggetta del lago, sul lato di Prato Cardoso, si attraversa un romantico ponte ad archi sull’acqua.
Dopo la passerella si raggiunge l’Eremo di San Domenico.
L'accesso al santuario avviene da un portichetto impreziosito da una bifora, riccamente decorata, che offre un magnifico panorama lacustre. All'interno del portico si conservano dei dipinti raffiguranti quattro miracoli attribuiti al Santo: il miracolo delle fave, il bambino restituito dal lupo, la trasformazione dei pesci dell'ingordo in serpi e il ragazzo caduto dalla quercia.
Il portale della chiesa, finemente lavorato con motivi floreali, sembra che appartenesse precedentemente al Monastero di San Pietro. All'interno della chiesa l'affresco della Madonna col Bambino e, dietro l'altare, la statua di San Domenico. Subito a destra dell'ingresso una piccola porticina conduce alla zona cultuale più antica e suggestiva: la grotta del Santo. Dopo alcune rampe di scale, ricavate anch'esse nel banco roccioso, si giunge alla stretta imboccatura della grotta chiusa da un basso cancelletto in ferro.
Sul lato sinistro è posta una specie di tomba delimitata da quattro pilastrini posti ai lati del rettangolo: è il letto del Santo, dove egli riposava disteso su alcune travi lignee. Negli ultimi secoli il romitorio ha subito numerosi restauri e parziali ricostruzioni, soprattutto nel corso del '700 e agli inizi del '900, con la realizzazione dell'adiacente diga.
Secondo la tradizione locale l'eremo venne scavato da San Domenico, intorno all'anno 1000, in un banco fatto di roccia arenaria, travertino, argilla e grafite. Il romitorio fa parte del complesso monastico di Prato di Cordoso, conosciuto dai devoti come il "monastero di Plataneto". Con molta probabilità era inizialmente una modesta costruzione in cui si svolgeva sia la vita comunitaria che quella monastica, quest'ultima testimoniata dalla presenza di resti di grotticelle utilizzate come celle eremitiche. La chiesa venne edificata probabilmente alla fine del '500, con una struttura molto diversa da quella odierna, e presentava sul lato destro una cappella completamente affrescata con alcuni episodi della vita del Santo.
Il paese di Villalago dedica a San Domenico tre feste: la prima il 22 gennaio, in cui si ricorda la morte del Santo avvenuta nel 1031; la seconda il lunedì di Pasqua, durante la quale in processione si portano le reliquie sino al complesso monastico, ed infine la terza, il 22 agosto. Nell'800 la statua del Santo veniva portata in processione completamente coperta di serpenti, come ancora oggi avviene a Cocullo. I fedeli usano toccare le pareti dell’eremo o bagnarsi con l’acqua della grotta per invocare la guarigione e ricevere protezione.
Le fanoglie sono grandi falò rituali costituiti da una base di fascine poggiate a terra in senso verticale, su cui vengono appoggiati dei tronchi di faggio via via più grandi, fino a formare una sorta di cono; al centro e sulla sommità della fanoglia vengono disposti rami e frasche secche, che fuoriescono nella parte superiore. Il fuoco viene alimentato da un’apertura lasciata nella parte inferiore della fanoglia, da cui si avvia la combustione.
La legna viene raccolta nelle settimane che precedono la festa (sia in forma di questa, dai più giovani, sia come contributo volontario delle famiglie direttamente coinvolte nella preparazione) e poi accatastata per realizzare la fanoglia in alcune piazze del paese. È invalso negli ultimi decenni l’uso di allestire, oltre alle fanoglie rionali e familiari della sera del 21 gennaio, anche una fanoglia grande organizzata dalla Confraternita di San Domenico Abate, dalla Proloco e dal Comune di Villalago la sera del 22 gennaio nella piazza principale del paese.
All’imbrunire, dopo la recita dei Vespri, al suono delle campane vengono accese le fanoglie, benedette dal parroco; le famiglie e la comunità del quartiere si riuniscono in festa attorno al fuoco.
Nel paese di Villalago il santo si celebra anche il 22 agosto: in occasione della festa di agosto i pellegrini molisani della comunità di Fornelli (IS) raggiungono il paese dopo tre giorni di cammino e, dopo aver sostato all’Eremo di San Domenico, vengono accolti in paese dalla comunità di Villalago. I pellegrini partono a piedi la notte tra il 19 e il 20 agosto, per raggiungere l’eremo abruzzese il pomeriggio del 22 agosto. L’arrivo dei pellegrini è vissuto con grande partecipazione da parte di entrambe le comunità, unite nella comune devozione; mentre vengono fatte risuonare le campane, i pellegrini entrano nella piccola chiesa in ginocchio, cantando – con l’accompagnamento di un organetto – brani del repertorio devozionale popolare, spesso lasciandosi andare a una generale commozione. " (Catalogo beni culturali immateriali)
Il rituale delle fanoglie è parte di un ampio cerimoniale legato alla devozione a San Domenico Abate.