Descrizione
Le leggende e i riti abruzzesi per la festa di Sant'Antonio Abate non hanno pari per numero e diffusione.
Il Santo Vecchio, da buon popolano, vive del suo lavoro, in una misera capanna, col suo porcellino e affronta continue lotte contro il demonio che non l'ha mai vinta perché Sant'Antonio lo picchia duramente rompendogli muso e corna, punendolo per le continue insidie perpetrate alla salute, agli animali domestici, alla purezza delle fanciulle, all'onore e alla pace delle famiglie, per le calunnie, i rancori e gli incendi che provoca. Sant'Antonio è il protettore dell'uomo in tutti i suoi bisogni, nei pericoli e nelle tribolazioni della vita.
Le versioni dei canti che si fanno nella sera precedente la festa sono moltissime e hanno tre parti principali: nella prima, si narrano le tribolazioni che il diavolo dava a Sant'Antonio; nell'altra, s'invocano la protezione e i favori del santo alla famiglia per la quale si canta ; nell'ultima, si chiedono doni e grazie. I fuochi accesi in segno di devozione rappresentano simbolicamente la purificazione e la fecondazione che l'inverno porta nel suo seno e che avrà le forme della primavera ventura. Con la festa di Sant'Antonio, il 17 di Gennaio ha inizio il periodo che conduce al Carnevale, giorno in cui si ripeterà il rito dei fuochi.
Nel rito delle "tentazioni" una persona vestita da un camice, con barba di stoppa, mitra di carta, bordone con campanello, accompagnata da cantori e suonatori che rappresenta Sant' Antonio, spesso seguito da un demonietto che lo infastidisce e da un corteo di ragazzi e curiosi, si reca presso le case. Chi rappresenta Sant'Antonio non canta, ma col bastone battendo la cadenza, fa tintinnare il campanello.
^ Bbona sére, ggènd' amiche, Lu Segnore v' abbenediche. ...,
e dopo aver ricevuto in dono salsicce ed altri insaccati appena preparati e vino si conclude dicendo
Lèste, lèste, so patrone: se ce ù fa' la careta, Ca la vij' é llàrghe e llonghe, Nu' aveme da camenà
(Gessopalena, CH)
In una versione di Lanciano (CH) Sant'Antonio si presenta come un riscuotitore di salsicce, sanguinaccio e similari:
È la veggilie de la mia fèste , So' menut' appunde pe' cquéste, Ji' so' menule da la Rocche ; Hajje sapute ca sci ccise lu porche. Ne' mme le pù nehà' : Le savecicce m le sci da dà.
A Fara Filiorum Petri (CH) dopo un lavoro durato settimane, gli uomini del paese, divisi per contrade di residenza, portano a spalla o con i trattori, le loro "farchie", davanti al piazzale del cimitero. Queste, consistono in gigantesche torri di canne legate assieme con pollòni di salice. Ogni contrada innalza la sua "farchia" e ne incendia la sommità per mezzo di un fragoroso petardo, in modo da riprodurre una gigantesca fiaccolata.
Nella chiesa rurale dedicata al Santo, nella sera precedente alla festa, due lunghe file di persone con le fiaccole tra le mani fiaccola, vanno a prendere la statua del santo e aprono la processione, accompagnata da musica e da una gran massa di popolo, che canta, grida e alla quale rispondono luminarie, scampanii e spari dall'abitato e da ogni punto della campagna. Dopo una mezz'ora, Sant'Antonio fa il suo ingresso trionfale nel paese, dove le espansioni di gioia toccano il colmo. Arrivando alla piazza , dov'è la chiesa parrocchiale, in cui la statua è lasciata, i portatori di fiaccole (farchie, formate da fiisci di canne) gettano in mezzo al largo i resti, e se ne fa una gran fiammata (li fucaràcchié).
L’evento rievoca un miracoloso incendio che il santo provocò in un bosco della zona per impedire agli invasori francesi di entrare in paese; infatti ogni 25 anni le "farchie" vengono fatte ardere in quel luogo.
Per tutta la serata ogni contrada festeggia cantando le "orazioni" ed i canti profani, ballando e bevendo; finché sopraggiunge il santo in processione per benedire le torri infuocate. Da qualche anno, anche nel vicino comune di Casacanditella, in onore del santo, si incendiano le "farchie", meno monumentali delle faresi ma sentite con altrettanta devozione.
Altrove, accendono fuochi innanzi alle case o nelle corti. A Pettorano (AQ), innanzi alla chiesa. E così pure a Roccaraso; dove, benedetto il fuoco, ciascuno, per devozione, porta a casa un tizzone.
In tutti i comuni che hanno chiese intitolate a Sant'Antonio, e non sono pochi, si portano asini e cavalli, buoi e altri animali domestici, ornati di nastri e sonagli innanzi alla chiesa del santo, per farli benedire.
Nelle fiere quando il venditore consegna un animale, lo benedice in nome di Sant'Antonio. Se trascurasse di tarlo, il compratore glielo rammenterebbe: sand'Andónie tabbenediche (venditore) E a Ssigniirì tabbenediche di quatrine (compratore).
In molti comuni, usano comprare un porcellino, a cui appendono un campanellino, che vaga liberamente pel paese; dorme dove gli pare e piace, all'aperto, senza pericolo che alcuno faccia, neanche in pensiero, il peccato di rubarlo e riceve da tutti da mangiare.
In molti luoghi, l'Erpes zoster è chiamato Fòche de sand' Andónie per la capacità miracolosa del Santo di guarire chi ne soffre e, di chi pazzamente dissipa un patrimonio, si dice : te lu foche de sand' Andónie 'n golle. (*)
A Villavallelonga (AQ), la notte tra il 16 e il 17 gennaio, in occasione dei festeggiamenti di Sant'Antonio si consuma la tradizionale cena della "Panarda". Vengono allestiti grandiosi banchetti da parte di alcune famiglie locali, note come "panardieri", che hanno il compito di preparare una cinquantina di portate della cucina tradizionale locale. Le pietanze vengono consumate dai commensali invitati ad onorare la tavola e il Santo. La festa si protrae per tutta la notte e vengono allestiti, in diversi punti del paese, fuochi e luoghi di ristoro. Il 17 gennaio, giorno di Sant'Antonio, i festeggiamenti proseguono con la tradizionale processione, la benedizione degli animali e la sfilata dei carri allegorici che segnano l'apertura ufficiale del Carnevale rappresentato dall'incontro tra gruppi di giovani rivali, travestiti da brutti (vestiti di nero, con campanacci appesi al corpo) e da belli (vestiti di bianco, con cappelli ornati da nastri e fiori colorati).
In moltissimi comuni abruzzesi di tutte le province della Regione nelle giornate del 16/17 e serate precedenti, va in scena la sacra rappresentazione delle "Tentazioni di Sant’Antonio" (lu Sandandonije). Dalla domenica precedente la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, gruppi improvvisati di attori e musicisti, danno vita ad una rappresentazione itinerante che illustra melodrammaticamente, la lotta vittoriosa del santo, aiutato dagli angeli, contro il perfido demonio, dispettoso tentatore. Il gruppo mascherato con i vari personaggi, fa il giro delle case dei conoscenti portando "lu Sandandonije", quale augurio per un’annata felice e ricevendo, in cambio dell’esibizione, una lauta bevuta e beni alimentari stagionali come uova, salsicce oppure denaro, utile per finanziare le future edizioni.
A San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE) si svolge lo "sbandimende di Sant’Antonio". Nella piazza superiore del paese un abile banditore offre all’asta pubblica i generi alimentari e diversi che, nei giorni precedenti, gli abitanti hanno offerto. Con il ricavato si finanzierà la Festa di Sant’Antonio dell’annata successiva.
A conclusione, una "compagnia" effettua la versione locale della rappresentazione sulle "Tentazioni di Sant’Antonio".
A notte, invece, viene fatta ballare la pupa consistente in un grande fantoccio dalle fattezze femminili, con l’interno cavo nel quale trova spazio un uomo che la fa ballare al suono di organetto mentre scoppiano i mortaretti ed i bengala colorati che ne contornano la figura.
A Collelongo (AQ): dalla sera del 16 all’alba del 17, le "cuttore" di Sant’Antonio. Per devozione verso Sant’Antonio Abate, sette famiglie del paese fanno cuocere una minestra di granturco, i "cicerocchi", in grandi caldaie di rame, sospese sul focolare, le "cuttore", mentre un quadro del santo troneggia nella stanza addobbata a festa.
Tale minestra viene benedetta dal parroco e, mentre continua la bollitura, i conoscenti con i gruppi di cantori e zampognari si alternano a visitare i focolari e, per compiere un rito beneaugurante, girano col cucchiaione di legno i "cicerocchi" nella "cottora" ricevendo vino e dolcetti per ristorarsi.
Durante la notte, i viandanti si ritrovano davanti ad un grande fuoco approntato dai giovani sulla piazza davanti alla chiesa.
All’alba, una sfilata di ragazze con le conche sulla testa, portano il granturco lessato in chiesa per offrirlo al santo ed ai fedeli mentre le famiglie lo distribuiscono a parenti e amici che lo richiedono per devozione.
Ad Ateleta (AQ) il giorno 17, si celebra la festa di "Sant’Antonio". In mattinata si svolge la processione del santo per le vie del paese con la benedizione degli animali. Nel pomeriggio, Sant’Antonio inaugura il Carnevale. Davanti alla chiesa si radunano tutti i personaggi del corteo mascherato a tema storico, spesso ispirato alla fondazione del paese, ad opera di Gioacchino Murat, quando era Re di Napoli, il quale concesse l’uso del territorio ai tanti contadini e bifolchi che lo avevano sostenuto nella conquista del reame. Tra le mascherine moderne ed anonime, indossate dai bambini, emergono quelle tradizionali che rappresentano, il Generale e gli ufficiali giacobini, la bella cortigiana, i "zappaterra". La "mascherata", capeggiata dal parroco, fa il giro del paese per benedire le varie cataste infuocate che sono state appena accese in onore del santo protettore. A notte fatta, tutte le famiglie si ritrovano attorno al fuoco per mangiare, ballare e cantare.
A Pescocostanzo (AQ): dalla sera del 16, al 17 "Sant’Antonio". La sera della vigilia, giovani mascherati con i personaggi del Sant’Antonio girano per le case cantando e questuando. Il giorno dopo, nel pomeriggio, viene acceso un grande fuoco sotto la rupe dell’antico castello ed all’imbrunire verranno innalzati alcuni palloni aerostatici, le mongolfiere, in onore del santo protettore.
Il resto della notte gli abitanti la passano vicino al fuoco per divertirsi e mangiare agnello e salsicce sulla brace.
A Scanno (AQ): mattina del 17, "Sagne di Sant’Antonio Barone". Per devozione al santo protettore un’antica famiglia di armentari locale prepara, davanti alla sua abitazione, alcune caldaie colme di "sagne" condite con la ricotta. Appena termina la messa, nella vicina chiesa di Sant’Antonio, gli abitanti si avviano in processione, preceduti dal parroco, che benedice le caldaie con il cibo. Ogni devoto va munito di un pentolino che riempie di "sagne" benedette da riportare a casa.
A Cerchio (AQ) si fa festa in onore del Santo protettore degli animali con la Sagra dei granati e della porchetta. A Ovindoli (AQ) il Santo è festeggiato con la tradizionale bollitura in piazza del mosto.
(liberamente tratto da: Usi e costumi abruzzesi descritti da Antonio De Nino, 1897)
A Pescosansonesco (PE) la rievocazione è divenuta un Festival, caratterizzato dall'esibizione dei Santantonieri, gruppo storico della regione che utilizzano il "CHARRASCO" comunemente, confidenzialmente ma erroneamente noto nel paese di Pescosansonesco con il nome di sceta vaiasse (sveglia vacche). Lo strumento seppure idiofono a percussione non appartenente alla famiglia degli strumenti musicali e ha dubbie origini ma veniva usato già nel 800 nella Galizia come strumento per "celebrare" il Natale e il Carnevale.
I musicisti lo suonavano nelle case raccogliendo cibi e raramente denaro in cambio di un "concerto", oggi alla stessa maniera nel paese di Pescosansonesco in provincia di Pescara lo strumento è ancora vivo a distanza di centinaia di anni ed è usato dai Sant'Antonieri di Pescosansonesco per celebrare la storia del Santo, come nella Galizia nelle case in cambio di cibo e denaro. (Virtù Manuel, Accademia Musicale OSA)