Descrizione
Apre oggi, alle 10,30, l'Imago Museum a Pescara, un progetto culturale internazionale che raccoglie capolavori dell’arte Italiana e straniera del XX e XXI secolo.
La mostra di apertura, “Warhol e Schifano tra pop art e classicismo” è un percorso attraverso l’esperienza artistica di due Maestri, tra le figure più influenti dell’Arte e della cultura contemporanea, Andy Warhol e Mario Schifano.
Warhol, padre della pop art, con la sua curiosità onnivora ci ha lasciato un corpus di lavori che ha abbracciato ogni mezzo disponibile, contribuendo a determinare il crollo dei confini tra la cultura alta e quella bassa. La sua immensa produzione, capace di dare “cittadinanza” all'oggetto industriale si è intersecata con tutti gli aspetti della cultura pop ed è racchiusa, nell’esposizione presentata a Pescara, in opere originali dai colori brillanti quali serigrafie, stampe, fotografie, disegni, poster, manifesti e copertine di riviste: ben 101 lavori (resi disponibili dalla Rosini Gutman Collection) datati dal 1957 (anno del Golden Book, traduzione commerciale dei primi disegni d’artista) fino alla soglia degli anni Novanta (tra tutti, Interview Magazine, Cover Liza Minnelli, del marzo 1991).
Schifano, personalità emblematica della pop art non solo italiana, è raccontato soprattutto dalla fitta trama di frammenti sottratti dal flusso televisivo e reinterpretati magistralmente. Sono esposte in mostra 301 foto ritoccate con smalti, che costituiscono il nucleo di una altrettanto vasta produzione relativa prevalentemente agli anni ‘80 e ispirata da quella che sarebbe poi diventata la sua “Musa Ausiliaria”. Dall’interesse per la tecnologia e dall’attrazione verso un flusso visivo (si veda Uomo sulla Luna del 1975) si assiste ad un’intensa ricerca che testimonia l’impegno civile dell’uomo Schifano negli ultimi anni di esistenza, ovvero gli anni ‘90. Il ciclo MatresMatutae ne rappresenta il momento culminante. Attraverso 15 tele, 10 carboncini e 2 opere a tecnica mista, tutte esposte, l’artista racconta una storia ancestrale, il mito della dea dell’Alba, della maturità, della pienezza della vita e della fecondità, tributando così il suo omaggio alla dimensione femminile e, in un certo senso, optando per un definitivo ritorno alle origini che, nella dimensione pittorica, con il suo “classicismo” egli, di fatto, non ha mai tradito.
L'Imago Museum è "un progetto culturale internazionale interamente finanziato e realizzato dalla Fondazione Pescarabruzzo, che così aggiunge a favore della comunità locale un ulteriore capolavoro ai suoi ‘gioielli di famiglia" (prof. Nicola Mattoscio, Presidente Fondazione Pescarabruzzo)
Sale del Museo:
La collezione della Fondazione Pescarabruzzo, composta da centodiciannove dipinti, dieci disegni e un’incisione, esposta in una ricca selezione nell’Imago Museum è divenuta con gli anni la più notevole rassegna di arte danese presente in Italia. Avviata nel 2010 per recuperare la memoria di un numeroso gruppo di artisti operanti intorno al maestro Kristian Zahrtmann (1843-1917), che avevano eletto loro Parnaso l’Italia e l’Abruzzo, in particolare il borgo montano di Civita d’Antino in Val Roveto, la raccolta parte dal 1877 con Henrik Olrik per arrivare al 1946, al termine del sogno nordico vissuto nella Penisola. In Abruzzo il caposcuola e gli altri artisti nordici cercano ispirazione dai soggetti – la vita del popolo, che in Italia appare loro primitiva, incorrotta, antica – e insieme la libertà del dipingere en plein air. Protagonisti dei dipinti di Zarhtmann, Krøyer, Skovgaard, Pedersen, Budtz-Møller e degli altri artisti presenti nell’esposizione, sono il paesaggio e la varia umanità ritratta con rispetto, amore per la verità e la dignità che trapela da ciascuna immagine;
L’esposizione presenta 131 opere tra dipinti (100), serigrafie (20) e sculture (11) in un percorso denso e variegato che abbraccia una vasta selezione del figurativo contemporaneo, nella sua capacità di rappresentazione o trasposizione della stessa realtà verso un piano “altro”, anche immaginario e visionario. Un ricco novero di artisti, ben 73 tra pittori e scultori, attivi soprattutto nella seconda metà del Novecento e annoverabili in un rapido susseguirsi di movimenti, di gruppi e di correnti stilistiche. Dalla ribellione morale e politica alla dittatura fascista e all’interpretazione retorica del “classicismo” parte la ricerca degli italiani esposti, che trovano il proprio humus anche intorno alla rivista Corrente (Sassu) e alla Scuola romana. Accanto all’esperienza dell’Accademia di San Fernando, a Madrid, nasce e si sviluppa il nucleo in mostra degli esponenti della Realidad Spagnola (Hernandez, Mensa, Maya, Quetglas). Arricchiscono la narrazione le imponenti vedute sia interne che paesaggistiche di alcuni nordamericani (Forrestall, Carroll) cui il precursore della pop art Larry Rivers. Il fulcro della narrazione, giocando soprattutto con il binomio figurazione e realtà, si attarda a catturare l’apparenza e la verità, molto spesso per denunciarla, con quel margine superiore di divertimento consentito dall’ironia o con la deformazione dell’orrore, oppure rivolgendosi alla storia, come metro e misura per orientarsi nel presente. Per tutti basterà richiamare l’attività artistica, mai disgiunta dalla forte militanza politica, di Ortega a cui è dedicata un’intera sala espositiva;
Due maestri, tra le figure più influenti dell’arte e della cultura contemporanea, sono presentati nell’insolito accostamento sintetizzato già dal titolo della mostra. Andy Warhol, padre della pop art, con la sua curiosità onnivora ci ha lasciato un corpus di lavori che ha abbracciato ogni mezzo disponibile, contribuendo a determinare il crollo dei confini tra la cultura alta e quella bassa. La sua immensa produzione, capace di dare “cittadinanza” all’oggetto industriale si è intersecata con tutti gli aspetti della cultura pop ed è racchiusa in mostra in opere originali dai colori brillanti quali serigrafie, stampe, fotografie, disegni, poster, manifesti e copertine di riviste: ben 101 lavori (resi disponibili dalla Rosini Gutman Collection) dal 1957 agli anni Novanta. Mario Schifano, personalità emblematica della pop art non solo italiana, è rappresentato soprattutto dalla fitta trama di frammenti sottratti dal flusso televisivo e reinterpretati magistralmente. Sono esposte in mostra 301 foto ritoccate con smalti, che costituiscono il nucleo di una vasta produzione prevalentemente degli anni ’80. Dall’interesse per la tecnologia e dall’attrazione verso un flusso visivo si assiste ad un’intensa ricerca che testimonia l’impegno civile dell’uomo Schifano negli ultimi anni di esistenza, ovvero gli anni ‘90. Il ciclo Matres Matutae ne rappresenta il momento culminante. Attraverso 15 tele, 10 carboncini e 2 tecniche miste, tutte esposte, l’artista racconta una storia ancestrale, il mito della dea dell’Alba, della maturità, della pienezza della vita e della fecondità, tributando così il suo omaggio alla dimensione femminile e optando per un definitivo ritorno alle origini che, con il suo “classicismo”, egli di fatto non ha mai tradito.