Descrizione
"Questi sono i confetti senza confini...anche se si succhiano un anno intero non rimpiccioliscono. Carini, no? (Willy Wonka ne "La fabbrica di cioccolato di Roal Dahl)
A firma di Jason Horowitz l'accattivante articolo pubblicato in questi giorni sul New York Times che esalta la qualità dei confetti di Sulmona, raccontando antiche tradizioni e nuove conquiste di un dolce "unico" per l'esclusivo brevetto di lavorazione, senza aggiunta di amidi e farine e per le splendide lavorazioni artigianali.
Horowitz indica ne "le confetture", nome che un tempo si attribuiva ai confetti per indicare mandorle e noci sgusciate e ricoperte di miele, i dolci preferiti non solo delle spose, ma anche degli alti prelati del Vaticano. Menzionati dal Boccaccio nel Decamerone ed in altri documenti di storici illustri dell'epoca dove si parla dell'uso di usare e gettare confetti sugli sposi durante i matrimoni, costituivano un dono graditissimo a principi e vescovi, gli unici a potersi permettere di mangiare zucchero a volontà. Solo nella Festa dell'Assunta, il 15 di agosto, durante la Giostra, il Magistrato della città insieme ad altri nobili allestiva un carro dall'interno del quale lanciava confetti al popolo. Già nel 1846 Sulmona vanta circa 12 fabbriche di confetti, così famosi ed apprezzati da essere esportati in tutta Italia. Sono stati i nostri emigranti, soprattutto negli Stati Uniti, Canada ed Australia a far conoscere nel secolo scorso la bontà di tale tipico prodotto artigianale.
A Sulmona grandi cesti accolgono confetti coloratissimi nelle forme più svariate nei molti negozi artigianali del centro storico: spighe di grano, tralci d'uva, viole del pensiero, rose... Furono le Clarisse del Monastero di Santa Chiara a Sulmona nel XV secolo a confezionare i primi bouquet di confetti, avvolgendo gli stessi in fili di seta per farne omaggio alle nobildonne che andavano spose. Nel ‘600 il confetto, che ha assunto la forma e gli ingredienti come noi lo conosciamo oggi, diviene un prodotto di lusso, a causa del costo e della scarsità della materia prima, lo zucchero, che veniva importato dall'estero.
Ogni festa o ricorrenza speciale ha il suo confetto: celeste o rosa per la nascita, rosso per la laurea, argento ed oro per gli anniversari di nozze, verdi per le promesse di matrimonio ed altro ancora. Si racconta che Giacomo Leopardi qualche ora prima di morire volle mangiare un "Confetto Cannellino di Sulmona" che da allora assunse il predicato nobiliare "di Leopardi".
La preparazione dei confetti parte dall’"anima” di mandorla intera sgusciata e pelata, ma anche di nocciola, cannella, cioccolato, canditi vari, pistacchio, frutta secca, ricoperta da strati di zucchero e/o di cioccolato. La forma e dimensioni del confetto variano in funzione dell’anima, così come il rivestimento liscio o rugoso.
La lunga tradizione che accompagna la produzione dei confetti di Sulmona ha origini antichissime ed è ben documentata attraverso i secoli. In alcune pergamene del XIV secolo, conservate presso l’archivio della SS. Annunziata in Sulmona, si parla di scatole intarsiate e cofanetti che contenevano “confecteria smaltati”. Il Catasto delle Chiese del sec. XVI fa riferimento in maniera esplicita al prezzo dei confetti che ammontava all’epoca a “carlini 3 la libbra”. Nel XVII secolo l’industria confettiera di Sulmona doveva aver raggiunto una tale fama e qualità del prodotto che si stabilisce nei confronti dei mercanti milanesi e veneziani, dimoranti in Sulmona, il diritto proibitivo per le confetture, in sostanza il divieto di produrle in loco ed esportare i confetti, salvaguardando perciò la professione dei mastri artigiani locali.
Il confetto era considerato un prodotto di lusso e di pregio. Dalla seconda metà del 1700 la produzione dei confetti ha un notevole incremento grazie alle maggiori disponibilità di zucchero conseguenti alla estrazione dalla barbabietola. Panfilo Serafini nella monografia su Sulmona scrive nel 1853: “Ne abbiamo dodici fabbriche dove lavorano un quaranta confettari che danno circa 1000 libre di confetti al giorno, di specie diverse: cannellini, pistacchio, cacao, cioccolato, cedro, limone, Portogallo, mandorle, fragole, menta, pallette, anisi […] in generale tutte le confetture sulmonesi hanno attenersi per le migliori del Regno; e non saprei dire se tutt’ora se ne facciano nell’alta Italia che possano stare a confronto delle nostre”. E. Lear, viaggiatore inglese dell’800, nel suo Viaggio illustrato nei tre Abruzzi (1846) scrive che "i confetti sono la grande ricchezza di Sulmona, che possiede dodici grandi fabbriche di queste delizie fatte di zucchero, tanto apprezzate da essere spedite in tutta Italia"
Horowitz racconta di una Sulmona che torna ad accendersi e a correre nelle fabbriche di confetti modello "Willy Wonka" che animano la fertile valle peligna e danno il via ad una nuova attesa stagione che gli sposi attendono da tempo. Descrive Sulmona come città dalla mille bellezze, dal passato affascinante, che diede i natali al grande Ovidio, ma che è pur sempre nota ai più come "La città dei confetti" che torna ad immergersi nei colori dei bouquet di confetti di girasoli gialli, di bianche margherite, violetti crochi, di rossi tulipani esposti nelle botteghe lungo le vie del borgo.
Il giornalista riporta storie di giovani donne come Giada, alla ricerca spasmodica di confetti verdi per la sua promessa di matrimonio, fissato l'anno scorso, che con dolore ha dovuto rimandare e finalmente quest'anno i confetti rossi, abbinati alle sue scarpe, rallegreranno il suo sogno d'amore presso il Municipio di Sulmona - dove "distribuiamo sempre confetti" come afferma Manuela Cozzi, assessore al Turismo - e Daniela che recatasi in chiesa a Sulmona, è stata accolta dal parroco nel suo ufficio dove troneggiava un grande vaso di confetti dei quali è ghiotto. Ricorda delle clarisse sulmonesi che iniziarono a creare per le famiglie benestanti nel 1400, rosari di noci e mandorle candite e delle nozze di Lucrezia Borgia del 1494 dove "il Papa presentò una coppa d'argento ricolma di confetti". Importanti gli ordinativi durante tutta la pandemia, soprattutto da parte del clero di confetti d'argento per festeggiare gli anniversari delle loro ordinazioni sacerdotali, che hanno compensato in gran parte l'assenza di matrimoni. Normali cittadini in tutto il mondo fino agli emiri del Qatar, affrontano spese folli per i confetti sulmonesi che hanno superato i sessantamila euro per un'unica ordinazione. Infine Horowitz cita le innovazioni nella produzione dei confetti: all'uva, alla ciliegia, al limoncello, al whisky e allo zenzero o per la pulizia del palato tra i piatti di carne e pesce ai ricevimenti.