Panoramica
Inserito nel cuore del Parco regionale Sirente Velino, questo vasto comprensorio della provincia aquilana occupa una superficie di circa 60 kmq, sviluppandosi longitudinalmente per 14 km e 5 in larghezza. Comprende i territori dei comuni di Ovindoli, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Ocre, circoscritti tra i Monti della Magnola e Monte Rotondo ad ovest, dal gruppo del Monte Cagno e Monte Ocre a nord-ovest, dal massiccio del Sirente a sud-est, restando scoperti ad est verso la sottostante valle dell’Aterno. Collegati all’altopiano principale, circondati da suggestive e ultrasecolari faggete si estendono anche i Piani di Pezza – ambiente ideale per gli amanti del fondo, con l’unico anello del centro-sud Italia dedicato alla pratica del biathlon con carabine laser – e il Piano di Campo Felice, altro importante comprensorio sciistico regionale, raggiungibile in meno di un’ora da Roma e collegato con ski pass unico ai più grandi impianti di Ovindoli-Monte Magnola e Campo Imperatore.
Al di là degli sport invernali e delle bellezze naturalistiche da scoprire nei centri visita e nelle aree faunistiche della zona, i territori dell’altopiano delle Rocche offrono numerose testimonianze di un glorioso passato ricco di storia, tra svettanti torri medievali a pianta circolare (Santa Iona ad Ovindoli), resti di monumentali castelli (Rovere di Rocca di Mezzo), imponenti monasteri-fortezza di origine cistercense (Santo Spirito d’Ocre), originali complessi abbaziali di architettura gotico-romanica magnificamente affrescati (Santa Lucia a Rocca di Cambio).
Uno dei periodi migliori per visitare le infinite aperture dell’altopiano è sicuramente in primavera, durante la fioritura del narciso, che trova il suo apice l’ultima domenica di maggio con la tradizionale festa popolare in programma a Rocca di Mezzo, con la sfilata dei carri addobbati di fiori raccolti qualche giorno prima dagli abitanti del paese. Sede istituzionale del parco regionale, nei dintorni del comune furono girate alcune scene del film La strada, capolavoro di Federico Fellini del 1954, premiato con l’Oscar nel 1957. Sempre a proposito di cinema anche Rocca di Cambio – che con i suoi 1434 metri di altitudine rappresenta il paese più alto dell’Appennino – nel 1953 fu immortalato nella pellicola Il ritorno di Don Camillo, secondo episodio della fortunata saga interpretata dal comico francese Fernandel e da Gino Cervi nei panni dell’onorevole Peppone.
Poco distante dall’altopiano, lungo la strada che conduce da Rocca di Mezzo a Secinaro, un mistero avvolge il laghetto situato nel bel mezzo dei prati del Sirente. Da sempre ritenuto frutto di un fenomeno carsico tipico della zona, una recente ipotesi scientifica portata avanti dal geologo Jens Ormo sostiene invece che lo specchio d’acqua sia in realtà un cratere dovuto all’impatto di un meteorite – unico caso in Italia ed uno dei meglio conservati al mondo – caduto sulla Terra più di 1500 anni fa. L’ipotesi coinciderebbe con il racconto della battaglia di Saxa Rubra del IV secolo d.C., poco prima della quale l’imperatore Costantino vide attraversare il cielo dalla luminosa scia, interpretandola come presagio di vittoria (In hoc signo vinces, vale a dire Con questo segno vincerai) contro le truppe di Massenzio.