Panoramica
A Casalanguida vi troverete bene come a casa vostra. Se girate per il paese, alle falde della Montagnola tra i fiumi Osento e Sinello nell’Alto Vastese, subito vi salta al naso l’odore di cose buone, antiche.
Sarà il profumo del sugo dei “maccheroni alla chitarra”, che proviene da una finestra, a ricordare i piatti della vostra infanzia; saranno i vicoli, che si intrecciano uno dentro l’altro, a rinnovare un’incancellabile trama del passato nazionale, saranno le note di un sassofono, a evocare i momenti più importanti della storica banda locale nata nel 1849, tanto simili a quelli sperimentati quando eravate studenti.
Sensazioni comunitarie, che vi sembra di aver già vissuto, forse in un altro paese, in un’altra età, in un’altra vita.
Carichi di queste visioni, vi sentite parte integrante del borgo in provincia di Chieti (il cui nome significa terra di confine) con la sua storia, che comincia nel XII secolo come feudo, e con le sue torri del XV secolo: l’una, la Torre dei Cauli, inglobata nel palazzo dei Baroni Cauli di Policorno, l’altra in via Umberto I, nel palazzo Procaccini. Al loro interno trovate vari frammenti lapidei, tra cui mensole, stipiti, architravi, davanzali, doccioni.
Visitate la chiesa di Santa Maria Maddalena, in piazza Chiesa Madre, citata nelle decime del 1324-25, in seguito ampliata nel XVI secolo e restaurata due volte, nel 1832 e nel 1843. Belli, il portale in pietra sagomata, che risale all’epoca cinquecentesca, e l’interno a tre navate, con un organo in legno policromo sopra l’ingresso, nello spazio dedicato alla cantoria.
Date uno sguardo anche alla Fontana San Rocco, in stile neoclassico, che risale al XIX secolo. La trovate all’incrocio di via Straripola e di via Nuova.
La vostra ricerca “proustiana” dei sapori e degli odori perduti, si ferma ai piatti tipici del territorio, ciascuno con una propria identità e un proprio ricordo. Quelli delle salsicce, dei capicolli, delle soppressate, appartengono a una parte d’Italia contadina, che custodiva come una reliquia il tesoretto di famiglia, il maiale. Soprattutto la Ventricina è il tipico salame del territorio, il cui nome deriva da un’antica tecnica di conservazione usata dai contadini abruzzesi, che riponevano le parti “nobili” del maiale tagliate a pezzi all’interno del suo “ventre”, con peperone rosso e spezie
Tra gli altri “assaggi” da non perdere, il pecorino e gli arrosticini, questi ultimi, “icona” della regione.
E se siete in zona nel mese di luglio, partecipate alla “Festa della trebbiatura”, con la rievocazione della “Tresca”, la trebbiatura del grano con i cavalli.
Un altro momento che potrebbe suscitarvi emozioni e ricordi.
Quelli di un’Italia che non c’è più.
Cos’altro vedere:
- Il borgo fortificato di Policorvo