Panoramica
Conoscete Goriano Sicoli? Affacciato sulla Valle Subequana e circondato da boschi e valli, il borgo sorge su una collina da cui lo sguardo si perde fino all’orizzonte e accarezza il verde del paesaggio.
Attraversando uno dei tre ingressi storici, Porta Bagliucci, Porta Baracca e Porta di Murro, arricchite con archi gotici, vi ritroverete immersi nel cuore di questo caratteristico e grazioso borgo medievale.
La prima cosa che si nota è l’imponente torre campanaria, un tempo sentinella a difesa del territorio: il campanile, infatti, sorge, insieme alla graziosa chiesa parrocchiale, su quello che un tempo era l’antico castello. Avete letto bene, un’antica roccaforte risalente ai tempi in cui il paese era feudo Rainaldo, conte di Celano, nel lontano XII secolo. La prima intestazione del borgo è proprio in questa epoca, nel Catalogus Boronum, indicato come Gorianum Siccum in Balba. La storia del borgo, e del suo castello, è strettamente legata alle vicende della famiglia Celano fino al XV secolo, quando divenne appannaggio di Antonio d’Aragona Piccolomini.
Ma le sue origini, in realtà, vanno ritrovate un po’ indietro negli anni, arrivando all’Età del Ferro, come attestato dai ritrovamenti di tombe a circolo rinvenuti su Monte Castelluccio.
Gli edifici e le architetture medievali del borgo, protetti dalle mura massicce in parte ancora visibili, ne sono memoria storica. Sui resti dell’imponente antico castello sorge, dal 1593, la Chiesa di Santa Maria Nuova, che conserva al proprio interno un crocifisso ligneo policromo del ‘400. L’edificio è impreziosito da un portale rinascimentale che ne completa la particolare bellezza. Portali di questo genere, risalenti al ‘600 e al ‘700, caratterizzano anche molti altri edifici del centro storico.
Di particolare incanto, sono da visitare la Chiesa di San Francesco, precedentemente dedicata a San Donato, e il Santuario di Santa Gemma: la prima è famosa per la statua in pietra di San Donato Vescovo presente al suo interno, a cui si aggiungono due statue lignee di Santa Chiara e Sant’Antonio da Padova, risalenti al XIV secolo, due affreschi dei secoli XV - XVI, uno raffigurante la deposizione e uno raffigurante il Cristo Risorto. Il Santuario, nella parte bassa del borgo, risale al XVI secolo ed è rinomato per la tela di Patini del 1889 e per la presenza, al suo interno, delle spoglie della Santa, patrona di Goriano Sicoli, di cui si celebra la memoria nel mese di maggio attraverso un rituale antico, evocazione di un mito greco-cretese di Demetra e Kore, inglobato in seguito nei miti dei cicli agrari databili tra il 1400 e il 1500. Il rituale arcaico coinvolge l’intera cittadinanza ed è di particolare suggestività. Se dovete scegliere il periodo giusto per visitare Goriano Sicoli, non potrete non optare per questo mese e partecipare alle celebrazioni.
Nella Piazza della Fontana potrete apprezzare il fontanile monumentale che la domina: inaugurata il 28 ottobre 1888, come testimoniato dalle due epigrafi commemorative incise su lastre in marmo, è arricchita da due delfini che poggiano su alghe marine e che sorreggono uno scudo medievale ai lati del quale è situato lo stemma gentilizio di casa Paolucci e lo stemma municipale. Sono presenti anche delle mensole dalle quali attingere l’acqua che sgorga dalle bocche di quattro mascheroni dalla forma leonina realizzate in ghisa. Ai lati della fontana, poi, si trovano due grandi portici, realizzati in pietra bianca, composti da una fila di quattro campate di archi a tutto sesto.
Il borgo è custodito da una particolare cornice: “I Cerri”, un enorme bosco pubblico dove potrete rilassarvi e passeggiare, un modo per ritrovare un completo contatto con la natura, che saprà accogliervi e cullarvi dolcemente.
Vi invitiamo, dopo questa splendida passeggiata sospesa tra storia, arte e tradizioni popolari religiose, a sedervi comodamente e lasciarvi coccolare anche dalla tradizione culinaria del borgo. La cucina locale è legata al passato, basata su pastorizia e agricoltura. Vi proponiamo di provare le sagne, un tipo di pasta a base di acqua e farina, da gustare con i fagioli, con il castrato o col sugo di vitello e maiale e guarnito con scaglie di tartufo, di cui sono ricchi i boschi circostanti. Tra i prodotti tipici spicca anche il pecorino, ancora prodotto secondo le antiche tecniche di lavorazione, ideale da accompagnare con miele di montagna.