Panoramica
A pochi chilometri dal paese di Balsorano, salendo lungo un sentiero lastricato, si giunge ad una piccola grotta dedicata a Sant'Angelo.
Dell'originario locale benedettino rimangono scarsi resti murari sulla destra dell'ingresso, mentre di costruzione più recente è il grosso edificio realizzato nelle vicinanze della grotta e dotato di refettori, cucine, camerate e alcune stanze nei due piani superiori; esso, con molta probabilità, ha sostituito le modeste costruzioni che in precedenza ospitavano gli eremiti. Su di una lapide, posta di lato all'ingresso, possiamo leggere: "Questa fabbrica è stata fatta colle limosine de li benefattori a poco a poco dal 1750 al 1800". L'ingresso alla grotta è chiuso da un basso muretto e da un'inferriata ed ha sul lato destro due edicole e su quello sinistro un piccolo pozzo. Tra l'ingresso dell'ospizio e quello della grotta vi è un'edicola con l'immagine della Madonna Addolorata ed alcuni ruderi appartenenti all'edificio antico. Questa piccola area è nota con il nome di "Fuoco Comune", poiché viene utilizzata per accendere un grande falò col quale i pellegrini si asciugano e si scaldano prima di entrare nella fredda grotta. Essa è percorsa tutt'intorno da un sedile in pietra e presenta sul fondo una piccola edicola decorata con un dipinto raffigurante un angelo nell'atto di liberare un'anima dal purgatorio. La zona cultuale è profonda circa 20 metri e l'interno è percorso da un ampio ed alto gradone su cui vi sono i due altari principali, ai quali si accede mediante due scalinate, dedicati rispettivamente a San Michele (con dipinto di San Michele Arcangelo datato 1874) e al Santo Spirito. Altri due altari, dedicati a San Giuseppe e a Sant'Antonio da Padova, sono situati fra le scale del piano inferiore, mentre quello dedicato alla Madonna Addolorata è situato in una piccola cappella a destra dell'ingresso.
Era probabilmente utilizzata come luogo di culto già in età imperiale romana, ma indizi dell'esistenza di un piccolo monastero benedettino nel luogo, risalgono all'XI secolo. Le notizie sulla fondazione della grotta sono legate in parte ad un'antica leggenda secondo la quale un tale Angelo, vassallo del barone che abitava nel castello di Balsorano, si accorse che il padrone insidiava la sua giovane e bella moglie. Sconvolto si rifugiò sui monti e diede inizio ad una feroce persecuzione nei confronti del barone, gli danneggiò i campi, uccise i suoi animali e numerosi servitori. Il nobile, spaventato, decise di abbandonare il paese tornandovi solamente dopo alcuni anni sperando che gli animi si fossero placati. Un giorno il figlio del nobiluomo, passeggiando sui monti, cadde in un burrone e solamente l'intervento di uno strano individuo gli salvò la vita. In paese tutti si chiedevano chi fosse stato il salvatore ed il mistero venne svelato solamente alcuni giorni dopo, quando un pastore lo scovò in una grotta: era Angelo, che da quel momento condusse vita eremitica e di penitenza nella grotta che per lungo tempo fu la sua dimora. Morì qualche anno dopo lasciando il suo nome in eredità alla grotta. La prima vera notizia sul monastero è del 1273. Ulteriori notizie sul romitorio di Balsorano ci vengono fornite da una bolla papale di Bonifacio VIII del 1296. Altre notizie certe ci informano che nel 1578 il monastero divenne chiesa rurale.
Nell'ultima visita pastorale del 1874 compare per la prima volta la notizia degli esercizi spirituali che si svolgevano nella grotta il mese di maggio in onore di Sant'Angelo e San Michele Arcangelo, festività sentita e ripercorsa ancora oggi, ogni anno infatti numerosi pellegrini nei mesi di maggio e settembre giungono in questo luogo per vivere alcuni giorni in profondo raccoglimento e devozione.