Destinazione

Museo Diffuso del Capodoglio - Vasto (CH)

Tematica: naturalistico, documentale.

Data:
Tempo di lettura:

3 min

Argomenti
  • Musei
  • Costa dei Trabocchi
L'opera Tuffo, Negli Intrecci Universali, ph Ivan Masciovecchio

Panoramica

Descrizione lunga

Realizzato sulla spiaggia di Punta Penna, all’interno della Riserva naturale regionale di Punta Aderci, è dedicato agli eventi accaduti proprio in questi luoghi la mattina del 12 settembre 2014 quando un gruppo di sette Capodogli (sei femmine subadulte e un’adulta gravida) si è ritrovato bloccato nei bassi fondali dell’arenile, non riuscendo più a recuperare il mare aperto.

Diversi pannelli illustrativi raccontano i momenti drammatici di quella giornata terminata – caso unico senza precedenti – con il salvataggio di ben quattro esemplari grazie ad una straordinaria mobilitazione congiunta di cittadini comuni, istituzioni, forze dell’ordine e addetti ai lavori. Il Capodoglio è il più grande predatore provvisto di denti del pianeta. Può raggiungere il peso di 45 tonnellate e i 16 metri di lunghezza. Storicamente è presente in Adriatico anche se questo mare, a causa della sua scarsa profondità, non rappresenta il suo ambiente abituale.

Ricostruendo brevemente le convulse dinamiche dell’accaduto, la segnalazione dell’avvistamento avvenne alle prime luci dell’alba grazie ad un gruppo di surfisti che aveva trascorso la notte in spiaggia. Allertata la Capitaneria di Porto di Vasto si provvide subito ad attivare l’intervento del Centro Studi Cetacei di Pescara dove operano medici veterinari, biologi e professionisti del settore. All’arrivo dei primi soccorsi lo scenario lasciava poco spazio alla speranza, con due dei sette Capodogli che risultavano già morti e con la marea ulteriormente in calo. Si decise quindi di intervenire sull’animale di maggiori dimensioni in quanto il suo peso stava comprimendo la gabbia toracica compromettendone la capacità respiratoria. Imbracato e legato ad un peschereccio con un tirante da 200 metri ci si rese conto che il motore dell’imbarcazione non sviluppava una potenza tale da smuoverlo.

La stessa operazione, quindi, venne riproposta sull’esemplare più piccolo e questa volta funzionò, trainandolo in acque più profonde verso l’agognata salvezza. Con l’aiuto delle numerose persone presenti a vario titolo sulla spiaggia, tra personale medico veterinario, Guardia Costiera, Protezione Civile e semplici volontari, tutti animati da un sano spirito collaborativo, alle 15.10 finalmente anche l’ultimo esemplare lasciò l’arenile salutando con uno sbuffo d’aria i suoi salvatori ormai stremati – ma felici per il risultato raggiunto – dopo un intervento lungo, complesso e faticoso. Alla fine della giornata furono quattro i Capodogli restituiti al loro ambiente, due trainati dai pescherecci e due a braccia grazie ad un commovente tiro alla fune alimentato da centinaia di persone.

Da non perdere: l’opera dal titolo Tuffo, Negli Intrecci Universali realizzata dall’artista abruzzese Emanuela Giacco. Posta all’ingresso del Centro visite della riserva, proprio all’imbocco del sentiero che conduce ai pannelli illustrativi, nasce da un lungo processo di riflessione sulla vicenda dello spiaggiamento dei Capodogli. Rende omaggio alla memoria degli esemplari coinvolti riproducendo una coda di balena che si tuffa in acqua, scomparendo negli abissi marini. Con l’intreccio delle cime con cui è stata realizzata, invece, l’artista intende evocare la comunità di Vasto che si stringe e si adopera per un bene superiore, quello della vita. Ma il messaggio vuole andare oltre l’accaduto, riguardando tutti gli esseri umani, ognuno stretto al resto dell’universo come singoli fili in un legame indissolubile che collega il Tutto nel Tutto.

Avendo utilizzato cime nautiche di recupero, Tuffo, Negli Intrecci Universali porta con sé la storia e il profumo dei mari che queste funi hanno solcato, l’energia delle mani delle persone che l’hanno accarezzate o strattonate, abbracciando quindi il tema centrale della sostenibilità. «L’arte da sempre si interroga sul momento presente, racconta di cambiamenti, di rivoluzioni, alle volte anticipandole – scrive la Giacco su un pannello illustrativo posto accanto all’opera –. Credo che oggi l’arte non possa non parlare della crisi climatica. Credo in un progetto che risvegli le coscienze sociali. Ogni anno tonnellate di fibre tessili sintetiche vengono smaltite e nel peggiore dei casi vanno ad abitare i fondali intaccando la posidonia e tutte le altre specie. Credo che l’arte parli attraverso le emozioni motivo per cui il messaggio veicolato sarà sempre molto potente».

Etichetta

  • Museo
  • Costa dei trabocchi
  • Luoghi della cultura

Galleria Immagini

Posizione della Destinazione

Geolocalizzazione

42.172878018609, 14.708217680454

Ultimo aggiornamento

13/09/2024, 09:31

Pubblicato da Ivan Masciovecchio