Panoramica
Siete giunti a Roccamontepiano, in provincia di Chieti, con lo sguardo che cerca quella Rocca, incisa nel suo nome. Ma di lei non c’è traccia, fu distrutta da un terribile frana nel 1765 insieme alla maggior parte del borgo.
In compenso trovate le salde pendici della Maiella, la Montagna Madre per eccellenza, dove il borgo sorge sul suo lato orientale, formato da tante piccole contrade distanti tra loro, che hanno continuato a produrre tradizione, economia e vita.
Rimane la storia del periodo in cui il fortilizio longobardo controllava il territorio, scritta nelle forme del monastero di San Pietro della Maiella, nel convento di San Francesco Caracciolo, nella chiesa di San Rocco, ricostruita negli anni ‘50 come santuario, nelle chiese di Santa Maria della Neve e della Madonna delle Grazie.
Visitate su appuntamento il “Museo G. Lisio” in contrada Terranova, un laboratorio permanente di tessitura nei suoi vari aspetti, dalla produzione delle fibre, alla filatura, alla tessitura, fino alla tintura. Il locale è dedicato a un roccolano verace, Giuseppe Lisio, il “Tessitore di ogni colore”, come lo definì il suo amico, Gabriele d’Annunzio, che rivoluzionò l’arte della tessitura, specie quella della seta, nell’attrezzatura, nella lavorazione, nelle immagini e nei colori.
Raggiungete in località Montepiano, un naturale belvedere attrezzato per pic-nic, con apposite panche, punti fuoco, fontane, ma soprattutto con un meraviglioso panorama della Valle dell’Alento, ricca di querce, carpini, ornielli e coltivazioni prevalenti di graminacee. Sotto l’area rocciosa trovate pendii collinari formati da argille e da fossi solcati da corsi d’acqua.
Se ancora siete in vena di natura, andate a cercare in mezzo alla campagna i resti del tratturo pedemontano Centurelle - Montesecco, un ramo importante di quel Tratturo Magno L’Aquila – Foggia, che dalle montagne abruzzesi convogliava le greggi fino al Tavoliere delle Puglie. L’antico percorso - attivo sino ai prodromi della Seconda guerra mondiale - dalle montagne aquilane raggiungeva il territorio di Roccamontepiano e lambendo le colline tra Casalincontrada e Serramonacesca, continuava il suo percorso verso Guardiagrele, Orsogna, Cupello fino a Montenero di Bisaccia.
Per il pranzo, ordinate i “must” locali, quali l’agnello arrosto, il coniglio sotto il coppo e, se siete nel periodo giusto, il “Cif e Ciaf”, che si prepara fra dicembre e gennaio con piccole parti di maiale, costatine e pancetta, cucinate col vino bianco e peperone secco dolce.
Di rigore, una bella bruschetta con l’Olio Extravergine Colline Teatine, “spremuto” con le qualità Gentile, Leccino, Nebbio e Moraiolo.
Se siete invece in zona durante il periodo autunnale, dovete partecipare al rito del vino cotto, di cui Roccamontepiano è fra i principali centri di produzione, con una festa ad hoc con piatti tipici a base di uva, mosto e vino cotto, castagne ed altri prodotti della terra.