Descrizione
Un albero delle foreste vetuste che diventa braccio d'uomo: l'arte contemporanea trova casa nella natura.
"Un tempo è stato" è l'installazione dell'artista Alessandro Pavone, scelto per realizzare l'opera protagonista della Terza Edizione di "ArteParco". Il progetto sarà presentato il 1° Agosto 2020 nel Centro Visite di Pescasseroli, in Via Colli dell'Oro alle 10.00 e alle 12.00 si potrà assistere allo svelamento dell'opera.
Nel 2018 la prima installazione "Animale - Vegetale (Il cuore) dell'artista Marcantonio, che "ha immaginato la scultura – realizzata in legno di betulla laccato – come parte integrante della natura: Animale – Vegetale (Il Cuore) si sviluppa infatti intorno ad un albero del bosco, proprio a simboleggiare la sua appartenenza al Parco: l’opera trae ispirazione dalla natura, da cui nasce concettualmente e fisicamente".
Nel 2019 ha fatto seguito l'installazione intitolata "specchi angelici" di Matteo Fato: tre riproduzioni di un cavalletto antico da pittore, realizzate in legno naturale, in cui il paesaggio e la natura incantevole del Parco diventano la tela dell’artista.
'opera vedrà la luce nel più antico Parco nazionale d’Italia dalla flora e fauna unici al mondo o ormai scomparsi nel resto dell'Appenino, dagli ambienti naturali di rara bellezza, dagli anfiteatri rupestri di intenso fascino come quello della Camosciara e i pianori erbosi circondati da pendici selvose, i ghiaioni, le rocce chiare e stratificate su cui si abbarbicano esemplari imponenti di pino nero. Aceri campestri, ornelli, carpini, roverelle, lecci, pruni, biancospini, rose selvatiche e rovi, scarpetta di Venere, l’iris marsica, il giglio rosso e numerose specie di orchidee selvatiche animano i boschi. Più in alto si trovano boschi di cerro e querce, meli selvatici, sorbi e altre caducifoglie di mezza montagna. Salendo verso le vette dominano incontrastate le faggete vetuste divenute patrimonio dell’umanità dell’Unesco e che, dai 1.800-2.000 metri di altitudine, cedono il passo a bassi cespugli pulvinari di ginepro e di pino mugo che, a loro volta, si dissolvono nella prateria montana che ricopre le alte pendici. La biodiversità del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, così ricca e varia per quanto riguarda il regno vegetale, non è da meno nel campo della vita animale. Tra i mammiferi che hanno reso famoso il Parco sono presenti oltre all’orso bruno marsicano, che è il simbolo del Parco, il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo, il cervo, la lince, la volpe, il cinghiale, il tasso, la faina, la donnola e lo scoiattolo meridionale. Tra i volatili, oltre all’aquila, meritano una segnalazione la poiana, il gheppio, il falco pellegrino, il gufo reale, la civetta, il grifone e il rarissimo picchio dorso bianco.
"ArteParco", realizzato dal Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, Parco1923 e Comune di Pescasseroli con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è l'incontro tra arte contemporanea e natura. Le installazioni realizzate con materiali naturali dall'artista prescelto vengono "assorbite" dalla natura e ne diventano parte integrante.
"I principi ispiratori del lavoro di Alessandro Pavone sono la vicinanza con le tracce d’interesse archeologico della presenza umana in quest’area e la necessità di salvaguardare l’ambiente.
Le mani ruvide della gente che nel passato ha vissuto e lavorato in questa terra sono il soggetto della monumentale scultura di Pavone che con decisione e rapidità per giorni ha fatto scorrere la lama della sua motosega sui tronchi realizzando tre grandi mani in legno naturale, ora affidate al bosco e ai cicli delle stagioni. Sono mani che raccontano attraverso un vocabolario gestuale suggestivo e particolare, che accarezzano il cielo, raccolgono la pioggia e il sole, fanno cenni di saluto agli alberi intorno e d’invito alle persone che le osservano. Abbandonate alle forze della natura e vinte dal peso della materia, stanno posate sul dorso, mostrando il palmo che porta i segni della vita come i tronchi di cui sono fatte"
L'albero antico della foresta vetusta del Parco sembra abbandonarsi esausto dalla sua lunga esistenza e distendersi sulla terra trasformandosi in un braccio d'uomo. Si alterna così il ciclo vitale degli esseri, interconnessi e composti dalle medesime sostanze. L'albero diviene uomo che diventa terra e che da essa dà vita a nuove esistenze.