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ArteParco: installazioni nel cuore delle foreste vetuste

Data:

03 luglio 2020

Tempo di lettura:

3 min

Argomenti
  • Legno,pietra,ferro e rame
  • Parchi e Natura
  • Parchi Nazionali
Faggio monumentale

Descrizione

Un albero delle foreste vetuste che diventa braccio d'uomo: l'arte contemporanea trova casa nella natura.

Titolo del Paragrafo
Nei luoghi della scarpetta di Venere
Immagine Paragrafo
Nei luoghi della scarpetta di Venere
Credits Immagine Paragrafo
Scarpetta di Venere, ph Valentino Mastrella
Descrizione Paragrafo

"Un tempo è stato" è l'installazione dell'artista Alessandro Pavone, scelto per realizzare l'opera protagonista della Terza Edizione di "ArteParco". Il progetto sarà presentato il 1° Agosto 2020 nel Centro Visite di Pescasseroli, in Via Colli dell'Oro alle 10.00 e alle 12.00 si potrà assistere allo svelamento dell'opera.

Nel 2018 la prima installazione "Animale - Vegetale (Il cuore) dell'artista Marcantonio,  che "ha immaginato la scultura – realizzata in legno di betulla laccato – come parte integrante della natura: Animale – Vegetale (Il Cuore) si sviluppa infatti intorno ad un albero del bosco, proprio a simboleggiare la sua appartenenza al Parco: l’opera trae ispirazione dalla natura, da cui nasce concettualmente e fisicamente".

Nel 2019 ha fatto seguito l'installazione intitolata "specchi angelici" di Matteo Fato: tre riproduzioni di un cavalletto antico da pittore, realizzate in legno naturale, in cui il paesaggio e la natura incantevole del Parco diventano la tela dell’artista.

'opera vedrà la luce nel più antico Parco nazionale d’Italia dalla flora e fauna unici al mondo o ormai scomparsi nel resto dell'Appenino, dagli ambienti naturali di rara bellezza, dagli anfiteatri rupestri di intenso fascino come quello della Camosciara e i pianori erbosi circondati da pendici selvose, i ghiaioni, le rocce chiare e stratificate su cui si abbarbicano esemplari imponenti di pino nero. Aceri campestri, ornelli, carpini, roverelle, lecci, pruni, biancospini, rose selvatiche e rovi,  scarpetta di Venere, l’iris marsica, il giglio rosso e numerose specie di orchidee selvatiche animano i boschi. Più in alto si trovano boschi di cerro e querce, meli selvatici, sorbi e altre caducifoglie di mezza montagna. Salendo verso le vette dominano incontrastate le faggete vetuste  divenute patrimonio dell’umanità dell’Unesco e che, dai 1.800-2.000 metri di altitudine, cedono il passo a bassi cespugli pulvinari di ginepro e di pino mugo che, a loro volta, si dissolvono nella prateria montana che ricopre le alte pendici. La biodiversità del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, così ricca e varia per quanto riguarda il regno vegetale, non è da meno nel campo della vita animale. Tra i mammiferi che hanno reso famoso il Parco sono presenti oltre all’orso bruno marsicano, che è il simbolo del Parco, il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo, il cervo, la lince, la volpe, il cinghiale, il tasso, la faina, la donnola e lo scoiattolo meridionale. Tra i volatili, oltre all’aquila, meritano una segnalazione la poiana, il gheppio, il falco pellegrino, il gufo reale, la civetta, il grifone e il rarissimo picchio dorso bianco.

"ArteParco", realizzato dal Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, Parco1923 e Comune di Pescasseroli con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è l'incontro tra arte contemporanea e natura. Le installazioni realizzate con materiali naturali dall'artista prescelto vengono "assorbite" dalla natura e ne diventano parte integrante.

"I principi ispiratori del lavoro di Alessandro Pavone sono la vicinanza con le tracce d’interesse archeologico della presenza umana in quest’area e la necessità di salvaguardare l’ambiente.
Le mani ruvide della gente che nel passato ha vissuto e lavorato in questa terra sono il soggetto della monumentale scultura di Pavone che con decisione e rapidità per giorni ha fatto scorrere la lama della sua motosega sui tronchi realizzando tre grandi mani in legno naturale, ora affidate al bosco e ai cicli delle stagioni. Sono mani che raccontano attraverso un vocabolario gestuale suggestivo e particolare, che accarezzano il cielo, raccolgono la pioggia e il sole, fanno cenni di saluto agli alberi intorno e d’invito alle persone che le osservano. Abbandonate alle forze della natura e vinte dal peso della materia, stanno posate sul dorso, mostrando il palmo che porta i segni della vita come i tronchi di cui sono fatte"

L'albero antico della foresta vetusta del Parco sembra abbandonarsi esausto dalla sua lunga esistenza e distendersi sulla terra trasformandosi in un braccio d'uomo. Si alterna così il ciclo vitale degli esseri, interconnessi e composti dalle medesime sostanze. L'albero diviene uomo che diventa terra e che da essa dà vita a nuove esistenze.

Etichetta

  • Faggete
  • Fauna
  • flora
  • Natura
  • Parchi Nazionali
Ultimo aggiornamento

20/05/2024, 11:23

Pubblicato da Laura Toppeta