Descrizione
L'alba ha destato i pellegrini, levatisi quando ancora il sole spuntava all'orizzonte per festeggiare San Bartolomeo che li attende ogni anno nel suo spettacolare eremo incastonato nella roccia della Majella.
All'alba del 25 agosto di ogni anno, gli abitanti di Roccamorice si recano in pellegrinaggio all' Eremo di San Bartolomeo in Legio, presso il torrente Capo la Vena nelle cui acque tutti si bagnano secondo un rituale molto antico. La sorgente è chiamata Fonte Catenacce, per l’incisione simile ad un catenaccio di porta. Una colazione consumata lungo le sponde del fiume anticipa la processione che scorta la statua del Santo dall'eremo a lui dedicato alla chiesa di San Donato V.M dove rimarrà per due settimane. Cantando e pregando i pellegrini a turno conducono la statua durante il cammino fino a Roccamorice dove nuvole di fiori colorati addobbano le conche che le donne recano sul capo per accogliere il Santo, festeggiato dalla banda musicale e dai fuochi d'artificio. In chiesa, la celebrazione della Santa Messa chiude il pellegrinaggio. La statua rimarrà nella chiesa fino al secondo sabato di settembre, quando verrà riportata all’eremo.
Lungo il riparo roccioso che ospita il piccolo complesso monastico scorrono vene d’acqua sorgiva che i pellegrini attingono devotamente da una grande pozza di raccolta per scopi lustrali e terapeutici. Nella parete sinistra la piccola sorgente d'acqua,ritenuta santa dai devoti, tramite un canaletto, scorre fuori della chiesa perdendosi nella roccia e, una volta mescolata con l'acqua della sorgente sottostante l'eremo viene raccolta nell'acquasantiera.
Dopo aver consumato una rapida colazione, gli abitanti di Roccamorice prendono la statuetta del santo patrono e, portandola a turno, risalgono il sentiero montano fino al paese in processione insieme ai devoti giunti dai anche dai piccoli borghi limitrofi. La statua, leggera e di piccole dimensioni, viene amorevolmente portata in braccio dai fedeli, come fosse un bambino.
Il luogo di culto, anteriore al Mille, fu ricostruito nel XIII secolo da Pietro da Morrone. La presenza di acqua nel riparo e la sorgente nel vallone attestano la presenza di cacciatori dell'età della pietra, testimoniata dai ritrovamenti nel "riparo De Pompeis" abitato dalle tribù di cacciatori-raccoglitori del paleolitico superiore e dalle millenarie pitture rupestri.
Numerosi ex voto ornano le pareti della chiesetta a testimonianza di un culto ancor oggi molto vivo. Sono evidenti, nella raccolta da parte dei fedeli dell’acqua che percola all’interno del luogo sacro, un antico culto delle acque e, nell’offerta ed esposizione di taralli, i resti di un rito agricolo. Molti dei luoghi circostanti l’eremo, quali la sorgente e il ponte, sono legati, nelle leggende locali, alla figura del Santo.
Edificato nel 1250 ca. su costruzione preesistente da papa Celestino V, l'eremo di San Bartolomeo in Legio si confonde, a prima vista, alle rocce che lo incastonano. La chiesa e due piccoli vani destinati agli eremiti si ergono sulla balconata rocciosa cui si accede tramite quattro scalinate: una a nord, composta da 30 gradini irregolari ricavati direttamente nella roccia, una a sud, ricavata sempre nella roccia, ma più lunga ed irregolare, ed infine due al centro della balconata, una delle quali svolgeva funzioni di Scala Santa. La chiesa presenta in facciata tracce di un affresco raffigurante, nella parte bassa, un ostensorio e, nella parte alta, due riquadri con Cristo e una Madonna con Bambino. L'interno è illuminato da una porta-finestra.
Celestino V vi si stabilì insieme ad alcune seguaci intorno al 1274 e vi rimase per almeno due anni. La tradizione narra che il frate, dopo essersi recato a Lione per far riconoscere la regola all'Ordine dei Celestini da lui fondato, durante la strada del ritorno si sia fermato proprio nell'eremo di San Bartolomeo, la cui statua è collocata nella nicchia dell'altare. San Bartolomeo appare con la propria pelle portata a spalla ed un coltello a memoria del suo martirio avvenuto per scorticamento.
All'eremo si può accedere attraverso il sentiero che scende dalla Valle Giumentina e che consente di "scoprire", man mano che si procede il profilo quasi indistinguibile all'inizio del cammino dell'eremo perfettamente mimetizzato nella roccia. Scendendo da Roccamorice si tocca con mano la potenza della roccia già dai primi passi fino ad arrivare ai gradoni e ad un passaggio scavato
Il sentiero è percorribile con bambini. Non presenta difficoltà fino al limite del vallone. La discesa per arrivare all’eremo può presentare qualche tratto scivoloso che richiede un po’ di attenzione, così come i gradini e le scale che portano al torrente. Sempre aperto. ( Centro Informazioni di San Valentino A.C. e Centro di Visita di Caramanico Terme – Tel. +39.085.922343)