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La notte magica di San Giovanni

Data:

17 giugno 2024

Tempo di lettura:

6 min

Argomenti
  • Riti della tradizione
Rugiada, ph Stefano Latini, cc-by-nd-2-0 -liberamente tratto da Curiosità Popolari tradizionali di G. Finamore

Descrizione

La rugiada e le acque nella notte di San Giovanni trasmettono virtù insolite e meravigliose.

La notte tra il 23 e 24 giugno è un tempo magico e miracoloso. Nella tradizione popolare il Solstizio d’Estate copre un arco di circa quattro giorni, fino al 24 giugno, alla notte di San Giovanni, collegandosi all’inizio della stagione del raccolto e annunciando il lento ridursi della luce quotidiana del sole. La devozione a San Giovanni e alcuni dei riti che si compiono nella notte a lui dedicata sono radicati, ancora oggi, in tutto l'Abruzzo.

La rugiada che cade nella notte di San Giovanni è qualcosa di divino; ha benefico effetto sopra tutto ciò che la riceve; alle acque, ai fiori, al corpo umano. Sui davanzali e sui terrazzi espongono al sereno recipienti pieni di acqua con o senza fiori ed erbe odorose; e con quell'acqua nella mattina si lavano per purificarsi e per preservarsi dai mali di capo e dai reumatismi.

Titolo del Paragrafo
La rugiada e le acque nella notte di San Giovanni
Immagine Paragrafo
Rugiada
Credits Immagine Paragrafo
Rugiada, ph Stefano Latini, cc-by-nd-2-0 -liberamente tratto da Curiosità Popolari tradizionali di G. Finamore
Descrizione Paragrafo

A Rivisondoli (AQ), nella sera della vigilia, le ragazze legano con un nastro dei gambi di ortica, poi li piegano da un lato. Se, nella mattina seguente le trovano raddirizzate vuol dire che lo sposo sarà in tutto come lo desiderano.

A Campli (TE) i giovani fanno le "fiorate"  alle finestre e alle porte delle loro belle e delle amiche. Se invece hanno in odio qualcuna e vogliono farle dispetto, mettono spine e frutta guasta.

A Teramo ci si sveglia ai primi albori e, bagnate le palme delle mani nella rugiada caduta sulle erbe, ci si stropiccia le palpebre, la fronte e le tempie, perché giova al mal di testa e alla vista.

A Roccaraso (AQ) e Torricella Peligna (CH) ci si rotola sull'erba bagnata di rugiada per guarire da dolori e malattie della pelle.

Per gli infermi e per coloro che fossero impediti di uscire di casa, la rugiada è raccolta con un lenzuolo o con una tovaglia , che poi si avvolge alla persona o si applica sulla parte malata.

A Ortona (CH) e Celano (AQ) le ragazze avvolgono un capello ad una delle più robuste canne che cresceranno a misura che crescerà quella canna. Le ragazze che con la rugiada del canneto si lavano la faccia per bene, diventano belle.

La rugiada è benefica per ogni sorta di tessuti e per questo le massaie, all'alba, mettono i panni alle finestre.

Da Castiglione a Casauria (PE) prima che il sole spunti, si va al fiume Pescara o alle fonti per lavarsi la faccia e le mani ; poi si cingono i fianchi e la fronte con un tralcio di vitalba per preservarli dai dolori.

A Caramanico (PE) si va ad attingere all'Orte. Con quell'acqua si lavano; ne danno da bere agli animali, e vi bagnano dei tralci di rovo che, per scongiurare i mali di ventre, cingono intorno ai fianchi.

A Pescina (AQ) le donne vanno a "cogliere" l'acqua e scaldatala, ne intridono della farina, e ne viene il miglior possibile lievito.

Si spuntano i capelli perché ricrescano più forti.

Da Lanciano (CH), nella notte di San Giovanni, le ragazze vanno a Fossacesia (CH) e, prima che spunti il sole, snodano i capelli e li lavano nell'acqua del mare, che li fa lunghi, folti e belli. Non poche di esse, a quell'ora, prendono anche un bagno. Presso Fossacesia è il tempio di San Giovanni in Venere. Secondo la leggenda "La regina Venere andava per mare. Insorta una tempesta, la barca era per perdersi. Allora la regina Venere, rivoltasi a San Giovanni, lo pregò di salvarla. Se aveva la grazia, un tempio gli avrebbe eretto dovunque prendesse terra. La regina ebbe la grazia ; prese terra alla stazione; e sopra il colle gli eresse il tempio".

Gli animali, nella notte di San Giovanni, si saziano "con niente" e perciò, la sera, si mette meno mangime.

Nella notte di San Giovanni fiorisce la felce "la fece". É questa un'erba che nessuno ha mai vista in fiore ; perché, in un momento della stessa notte, fiorisce, forma il seme e torna ad essere come prima; e sarebbe atto empio stare a spiare il momento di quella fioritura.

Chi, steso un fazzoletto sotto la pianta, andasse a un crocicchio, poggiando il mento su di una forca, vedrebbe si passare streghe, stregoni, maghi, diavoli ma, trascorsa la notte e raccolto il fazzoletto coi fiori che per avventura vi cadessero, avrebbe un talismano potentissimo per ottenere da altri qualsiasi cosa.

A Teramo erbe medicinali (fiori di San Giovanniiperico, fiori di sambuco, malva, assenzio, menta) si raccolgono per farne, occorrendo, decotti o infusi o bolliti nel vino o nell'olio, per applicazioni locali, né dolori di capo e di ventre, nelle contusioni, nelle piaghe, e per rafforzare i bambini deboli. La vitalba (o l'avena e il rovo) è usata per ornare le conche  dalle donne che la raccolgono nella mattinata.

A Lanciano (CH) si va in campagna a "impaurire" gli alberi pigri a dar frutto. Si gira tre volte intorno all'albero, apostrofandoli, e dando ogni volta de' colpi.  A  Gessopalena (CH) si spuntano i tralci delle viti, affinché producano uva.

Acqua, terra, aria e fuoco... "È la vigije de San Giuvanne... se zòmbe lu foche, se sòne, s'abballe e se cande...". La notte del 23 giugno la comunità di Roccamontepiano (CH) si ritrova alla Grava per accendere i fuochi e praticare rituali propiziatori e per chiedere protezione per l'imminente raccolta del grano. Quello di San Giovanni, a Roccamontepiano, è un momento molto particolare perché coincide con la distruzione del paese avvenuta proprio il 24 giugno 1765. Ecco perché la vigilia del 23 è una rievocazione identitaria di un popolo che invita tutti a celebrare la vita e a coglierne ogni attimo, come se fosse l'ultimo.

Momento solenne  è lo spuntare del sole. In silenzio si guarda il sole "che si lava nel mare" e nella sfera del sole si vede la faccia di San Giovanni Battista, che si lava in una conca d'oro tuffandovisi tre volte. Il tuffarsi del sole tre volte nel mare, è un miracolo, ricorda la testa del Santo buttata nel Tevere. Se, nell'uscire, la faccia del sole è chiara, è indizio di buona annata; al contrario, se appare rabbuiata.

San Giovanni consacra gli affetti, è sinonimo di Compare e di Comparatico; e la violazione di siffatto legame, santo non men di quello stabilito coi sacramenti del battesimo, della cresima e del matrimonio, è ritenuta più che mai sacrilega e meritevole di terribili castighi.

Due giovanetti o giovanette, scambiatisi mazzetti di fiori campestri detti "ramajetti"  e uniti co' diti mignoli di un lato , girano così tre volte intorno all'altare maggiore della chiesa in cui si celebra la festa:  “Cumbare e cummarozze, facemmece a cumbare, se male ce vuleme, alu ‘mberne ci ni jeme, si bene ce purteme, ‘mbaradise ci artruveme”.

A Pescina (AQ)le ragazze e i ragazzi vanno al fiume Giovenco o alla fontana, dove scambievolmente si lavano la faccia. Ciò fatto, si baciano, e diventano così compari o comari.

Se una madre, volesse procurare alla sua bambina due comari "a ffiuri" la consegna alle due donne  le quali vanno in chiesa e s'inginocchiano ai piedi dell'altare maggiore. Quella che ha in braccio la bimba, appena in ginocchio, recita sottovoce un "Pater, Ave, Gloria e Credo". Subito dopo depone la creatura per un momento sull'altare e poi la consegna all'altra donna  per tre volte. Se fosse un bambino, la stessa cerimonia sarebbe da farsi da uomini.

Chi chiama una persona, tre volte, e compare divien compare davvero, "perché entra il San Giovanni"; e sarebbe peccato non prendere la cosa sul serio.

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Ultimo aggiornamento

17/06/2024, 09:24

Pubblicato da Laura Toppeta