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L'arte antica della cesteria

A scuola dal canestraio

Data:

30 agosto 2023

Tempo di lettura:

2 min

Argomenti
  • Artigianato tipico
  • Legno,pietra,ferro e rame
Cesti di vimini di San Vincenzo Valle Roveto

Descrizione

Passeggiate lungo i prati, i campi e soprattutto lungo i corsi dei fiumi per imparare a riconoscere e raccogliere le piante alla base dell'arte antica della cesteria: numerosi sono i laboratori proposti a turisti o semplici appassionati dell'Abruzzo lento che insegnano l'arte antica dell'intreccio delle fibre vegetali, ancora attuale in alcuni centri agricoli e montani dell'Abruzzo come San Vincenzo Valle Roveto (AQ), Gissi (CH), Basciano (TE), Penna Sant'Andrea (TE), Valle Castellana (TE) dove si continua ancora ad esercitare questa attività.

Il mestiere di canestraio, decaduto nel Medioevo, si riaffermò in Italia nel Settecento.

 

Titolo del Paragrafo
L'arte di contadini e pastori
Immagine Paragrafo
Cesti di vimini di San Vincenzo Valle Roveto
Credits Immagine Paragrafo
Realizzazione cesti di vimini a San Vincenzo Valle Roveto
Descrizione Paragrafo

Questa attività artigiana è sempre stata complementare al lavoro principale dei contadini e dei pastori i quali, nei ritagli di tempo, realizzavano cesti, canestri, graticci, panieri, tende, stuoie, nasse da pesca ed ogni altro contenitore ad uso domestico o utile per il lavoro. La materia prima utilizzata era: il vimini, i giunchi, e rami di castagno e di salice mentre per la costruzione dei corbelli da soma si usavano verghe di olivo, salice o olmo. L'artigiano sceglieva i rami più dritti, dello stesso spessore e lunghezza, li decorticava, li trafilava con la roncola e poi li metteva a bagno per renderli ancora più flessibili. Il lavoro dei canestrai si svolgeva all'aperto, tenendo a portata di mano il materiale occorrente.

Le principali tecniche per intrecciare i listelli erano fondamentalmente due: "la spirale" e "l'incrocio" con un certo numero di varianti. La solidità del contenitore veniva garantita da robuste stecche di canne utilizzate per la realizzazione della base, la parte iniziale più difficile. Si procedeva poi con l'inserimento di verghe di vimini per formare uno scheletro esterno intorno al quale intrecciare vimini più sottili. Raggiunta infine l'altezza desiderata, si inseriva un bordo costituito da una treccia dello stesso materiale. In genere l'intreccio non richiedeva utensili o apparecchiature particolari, bastava qualche coltello per tagliare, sbucciare e sfilacciare. Solo nella tecnica a spirale occorreva una lesina per forare gli elementi, questa tecnica era solitamente usata con i fili di paglia attorcigliati e legati tra loro. Per realizzare la superficie laterale del contenitore si poteva procedere con un semplice incrocio "a scacchiera" con due serie di strisce di materiale, oppure con la tecnica "a scala" usata anche nella tessitura, o quella a graticcio dove la trama flessibile era intrecciata con un ordito rigido.

Ultimo aggiornamento

20/05/2024, 12:26

Pubblicato da Laura Toppeta