Descrizione
"Nelle vicinanze di Castelvecchio Subequo, alla contrada Macramo, è una chiesuola dedicata a sant'Agata. Di che sia protettrice sant'Agata, lo sanno anche i bimbi che poppano. Presso la chiesuola, sgorga una limpida fontana che prende nome dalla santa.
Alla santa, nel giorno della festa, vanno a carovane le donne, specialmente a prima mattina. E chi credete voi che si raccomandi con più divozione? la giovane forse o la vecchia? la maritata? — Problema difficile. È certo che le giovinette pregano di cuore e, chi lo mette in dubbio, è un gallinaccio...
Dopo le preghiere, sempre fervorose, si va alla fontana di sant' Agata. Le mani corrono sotto la gola; si slaccia la camicia....mostra il bel petto le sue nevi ignude. Onde il fuoco d' amor si nutre e cresce - sono versi del Tasso. Colle giumelle si attinge acqua e si fanno lavande. Così ogni male starà lontano; e chi avrà male, non seppe pregare di cuore.
Agli due è cannelora
Agli tre sante Biascione
Agli quattro n' è chibelle
Agli cinque sant'Agata bella."
(Il 2 di febbraio è la Purificazione di Maria: Candelora, perchè si distribuiscono le candele benedette. Il tre è San Biagio. Il non è niente, è un santo che non importa. Il cinque la bella santa.)
da Usi e costumi abruzzesi; descritti da Antonio de Nino, 1897
La Fontana medievale trecentesca di Castelvecchio Subequo, di fronte alla piccola chiesa di S. Agata del 1114, è alimentata da una copiosa sorgente.
La chiesa, al cui interno si trova un affresco cinquecentesco della santa con i simboli del suo martirio tenuti in mano, è sorta con molta probabilità sui resti di un antico tempio pagano dedicato al culto di Ercole e ricadente nell’area dell’antica civitas di Superaequum.
La presenza della sorgente e i resti, nelle vicinanze, di due acquedotti romani che, rispettivamente, l'uno dal versante di Gagliano Aterno e l'altro da Forca Caruso portavano l'acqua in questa zona, lasciano supporre l'esistenza in epoca romana di un complesso termale. La presenza di tanta acqua induce a credere che nel luogo, a scopo sacrale e terapeutico si praticassero rituali idrici, che la tradizione popolare ha perpetuato fino ai nostri giorni nella credenza che l'acqua sia miracolosa e nel culto di S. Agata, martire siciliana, protettrice delle puerpere.
La figura di Sant’Agata è legata al cosiddetto “Culto del Latte”. A fine ‘800 le donne usavano scoprire il petto per fare abluzioni con quest’ acqua, detta, per l’appunto, di Sant’Agata. Ancora oggi a Castelvecchio Subequo il 4 febbraio è in uso la devozione di consumare dei pani a forma di seno femminile bagnati con l’acqua, considerata miracolosa, della Fonte di Sant’Agata.
La pagnotta da forno di Sant'Agata è un pane sacro espressione della tradizione e della fede popolare, la cui preparazione risale a tempi immemorabili. E' legato alla celebrazione della festa dedicata alla Santa che si celebra due volte l’anno, il 4 e febbraio e il 20 agosto, nei giorni della trebbiatura. Per l'occasione vengono preparati dei pani a forma di seno, portati nella chiesa rurale a lei dedicata, che vengono benedetti e bagnati nell’acqua della sorgente adiacente.
Le "Cacchiette", vengono preparate sia salate che dolci, sono impastate con farina di grano tenero della varietà locale “Solina” macinato a pietra, patate, lievito naturale di pasta acida, olio, zucchero (oppure sale), uova, semi di anice e patate lessate.
S. Agata, martire cristiana nel corso della persecuzione di Decio, (251 d.C.) fu imprigionata per essere costretta ad una vita dissoluta, ma la sua resistenza e le sue virtù la condussero a vessazioni, torture ed infine al taglio delle mammelle.
Le passio di S. Agata riportano le parole che la martire disse al proconsole :"Empio, Crudele e disumano tiranno. Non ti vergogni di strappare ad una donna quello che tu stesso succhiasti dalla madre tua?". Morì in prigione il 5 febbraio 251. L'iconografia cristiana la rappresenta con le mammelle offerte in un piatto.
Il culto di Sant'Agata è ancora sentito e praticato in diverse località abruzzesi, come Civitaluparella, dove vengono organizzati festeggiamenti in in onore della Santa.
A Torricella Peligna in Contrada Colle Zingaro si trova la Fontana delle Sese (dei seni), che ospita una piccola statua della Santa, la cui acqua è ritenuta sacra, per la produzione del latte e la guarigione delle affezioni al seno.

La mattina del 10 febbraio le donne gravide e le madri con i bambini al seguito si recano nei pressi della chiesetta campestre di Santa Scolastica a Corropoli dove sgorga acqua sorgiva che le donne bevono per propiziare il buon esito del parto, un’abbondante montata lattea, una felice vita coniugale.
Nel dialetto si dice che la donna vada a bere l'acqua alla fonte de la Sàise (sise, mammella).
S. Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia che apprese della sua morte vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba, secondo la leggenda locale, venne martirizzata con l'amputazione delle mammelle..I devoti considerano la martire, a causa di ciò, "protettrice delle puerpere" e dell'allattamento; essa viene invocata anche contro la siccità.
Il culto è collegato alla fontana locale perchè nelle culture arcaiche l'acqua è simbolo di fecondità e purificazione. Il patronato delle acque di Santa Scolastica si è esteso, nel teramano, dal semplice allattamento alla generale protezione del fidanzamento, della vita coniugale e del parto, visto che alla festa della Santa partecipano donne incinte, puerpuere, donne fidanzate, donne sposate speranzose di rimanere incinte e donne nubili desiderose di trovare marito.
Costoro, ogni 10 di febbraio, convengono nella chiesa partecipano alla funzione e portano in processione la statua della Santa.
Le nubili raccolgono un sasso e compiono tre giri rituali attorno alla chiesa chiedendo di tornare coniugate l'anno successivo.
Dopo avere bevuto l'acqua nella chiesa campestre di Santa "Sculastre", che secondo la tradizione popolare è sgorgata miracolosamente dalle rovine dell' antica chiesa dedicata alla santa, le donne recitano le litanie e si bagnano un po' il petto con quell'acqua e la conservano in bottigliette perchè ritenuta taumaturgica. Le donne tanto nell'andare quanto nel tornare, devono donare un pezzo di pane a chiunque incontrano, fosse anche un principe.
In paese viene allestita la fiera dedicata alla santa. Presso le bancarelle del luogo sono in vendita ciambelle e dolci rituali dalla forma circolare guarniti da simboliche uova di glassa bianca, chiamati "funghetti", che le donne comprano a scopo devozionale.