Descrizione
In Abruzzo vi sono dei luoghi, dove la tradizione conserva ancora abitudini secolari e millenarie, rituali tramandati da padre in figlio, da maestro ad allievo. L'arte della preparazione dei cibi è una di queste e a Campli, uno splendido borgo dell'Abruzzo teramano ai piedi dei suggestivi Monti Gemelli (Parco Gran Sasso-Monti della Laga), viene custodito, oltre a meraviglie storico culturali, un prodotto tipico di sublime prelibatezza: "La Porchetta di Campli" definita anche “Porchetta Italica” che, dopo che resti di maiale furono rinvenuti durante gli scavi della Necropoli di Campovalano, e con i suoi 3 mila anni alle spalle, ha quindi una storia antichissima.
La "Sagra della Porchetta Italica" una delle più importanti e antiche della sagre della nostra regione (la prima edizione si tenne nel 1964) si svolge nel antico borgo di Campli nel mese di agosto. Si tratta di un evento di grande richiamo per addetti ai lavori e non di tutta la provincia che si contendono, in quattro giorni, il trofeo per la migliore porchetta: un riconoscimento di prestigio e di orgoglio per chi durante l'anno svolge questo lavoro. Il premio è attribuito da un'esperta commissione di degustatori a colui che riesce a cucinare la pietanza nel modo migliore seguendo l'antica procedura.
A fare da contorno alla manifestazione mostre, concerti musicali e convegni.
Si mantiene così viva una tradizione millenaria ancora oggi strettamente legata ad una economia locale: l'allevamento dei suini.
La porchetta è una specialità abruzzese prodotta con carne di suino, da consumarsi subito dopo la cottura, preferibilmente ancora caldo.
É sempre presente nelle sagre e nelle feste di paese ed è diffusa sin dal Duecento in Abruzzo nei mercati rionali e nelle fiere dove vengono vendute porzioni di porchetta calda o panini ripieni.
"I resti di maiale nel villaggio italico su palafitte dell'età del bronzo nel borgo di Coccioli, oltre la 'fiumana', ne è la testimonianza più antica. In Italia il maiale veniva allevato già dagli Italici, dagli Etruschi, nelle città della Magna Grecia e naturalmente dai Romani. Gli Etruschi raffinati buongustai inventarono i forni da Porchetta la cui utilizzazione venne tramandata ai Romani, ai barbari invasori e agli uomini del Medioevo.
I porchettai camplesi dovevano essere famosi per la loro arte perché vendevano la loro specialità anche fuori dal nostro territorio, nonostante le gabelle alzavano il costo del prodotto.
La Porchetta (come la carne vaccina e il pesce) non poteva essere venduta se prima il Camerlengo (l'equivalente del moderno Sindaco) non ne aveva accertato la qualità e stabilito il prezzo. A tale scopo al Camerlengo, se si trovava presente, o al Capo del Reggimento, o chi per lui, spettava una libra di Porchetta. La porchetta Camplese quindi era un prodotto tutelato da qualsiasi contraffazione: per la sua realizzazione non si poteva usare altra carne, neanche quella di verro o scrofa (venduta fresca in banchi separati); la cottura doveva essere giusta, con la crosta croccante e le carni profumate e sgrassate (la Porchetta poco cotta pesava di più e rendeva meglio) [...].Da tempi immemorabili, ogni festa a Campli si trasforma in una specie di Sagra della Porchetta, perché il panino farcito dalla fragrante e profumata carne di porco arrostita al forno, era e rimane l'attrattiva principale di tutte le manifestazioni di convivio.
Ma quando nacque la Sagra della Porchetta a Campli? [...] Nell'agosto 1964, la Sagra della Porchetta di Campli ebbe un successo al di là di ogni più rosea previsioni: presenti 24 produttori, furono vendute più di 80 porchette in poche ore. Da quell'anno la Sagra è diventata l'appuntamento estivo di fine agosto più gradito di tutta la provincia teramana. L'appuntamento che oggi, in cinque giorni, vede finire nella pancia di deliziati avventori oltre 100 mila panini fumanti di rinomata Porchetta (200 e più maiali arrostiti)".
( dal libro “Porchetta italica di Campli” di Nicolino Farina, giornalista e scrittore camplese).